Peppone e don Camillo a Rometta Marea

di Gianfranco Pensavalli – A Rometta Marea, che in pieno boom estivo ha toccato le 20.000 presenze anche quest’anno, l’argomento più gettonato – dopo la processione dell’Assunta a Ferragosto – è stato lo sgarbo istituzionale di sindaco, Giunta e consiglieri di maggioranza che hanno “negato “la loro presenza dietro il carro votivo per meglio sottolineare che il sindaco Nicola Merlino e i suoi uomini non gradiscono più la semplice  presenza fisica di monsignor Nino  Scibilia, parroco del paese tirrenico, anni 79 e da 45 parroco.

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Il sindaco Merlino

Non è affatto esagerato dire che i due rivestono e si identificano in un Peppone in versione moderna e in un don Camillo che – per gli amministratori locali – è fonte di disagi. Per non dire altro.

E siccome le due fazioni non sembrano chetarsi e, addirittura, son pronti a menar le mani, sarebbe il caso che il prefetto si muova. Prima di contare i feriti. Sì, han promesso di darsele di santa ragione.

La situazione è sfuggita di mano, complice il mancato intervento dell’Arma, che ha preferito non ” immischiarsi”. E saltate tutte le mediazioni possibili e immaginabili, urge muoversi.

Vicenda che nasce fin dalla campagna elettorale che ha permesso a Nicola Merlino di vincere sul candidato “parrocchiale”  e sindaco uscente Nicola Abbadessa.

“Sarò il vostro Cesare”, disse Merlino ai romettesi. E monsignor Scibilia – peraltro accusato dalla controparte di avere un figlio segreto e di gettar discredito sul paese con i suoi modi di fare, come nel caso della preghiera per la figlia di Totò Cuffaro – replicava con un chiaro “L’ultimo Cesare fu Hitler”.

Immaginate un po’ cosa possa essere accaduto in due anni.

Fari spesso puntati sul parroco: come nel caso rivelatosi una mezza bufala sul disabile non comunicato – ma è stato il presunto “affronto” della ritardata concessione dell’oratorio di Santa Maria di Gaudalupe all’assessore Melania Messina  a far scattare la ritorsione dei giorni scorsi. Con, in più, un altro sgarbo istituzionale che si sarebbe consumato con i mancati ringraziamenti da parte di monsignor Scibilia a Merlino e compagnia cantante in un altro evento ” sacro”.

Il risultato? Il sindaco e i suoi si son presentati in Curia a Messina e scritto al Papa chiedendo la testa del don Camillo messinese. E così , per evitare storie,  alla processione dell’Assunta c’era  un ” commissario”, ovvero  Mario  Di Pietro, vicario foraneo e gran penitenziere della Cattedrale di Messina.  Che procedeva accanto a monsignor Scibilia.

Dunque, se sgarbo c’è stato lo è stato anche nei suoi confronti visto che dietro al fercolo non c’era nessuno, ma proprio nessuno delle Istituzioni romettesi.

Ah, la processione ha avuto come servizio d’ordine un numero ridottissimo di vigili urbani – pur dovendo compiere un circuito di quattro chilometri coinvolgendo la statale e la variante – e senza  il loro comandante. Luminarie che sono state accese con allacci a carico di privati per qualche permesso negato.

Querele in vista tra le parti? Possibile. Ma, come detto, più che le carte bollate stan pensando a “scaldar le mani”. Chi non ci sta è il dottor Comunale, medico massimalista che ammette: “Ho  sbagliato a fidarmi di Merlino. Al prossimo giro proverò io a fare il sindaco”. Dovrà vedersela con Melania Messina, che di fatto è stata la “scintilla dello scazzo”.

Sarà pure filiazione del “Cesare de noantri” ma non è, in vero,  la stessa cosa.

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