Accorinti vs Santanchè: sul tema migranti i due si scontrano in diretta su La7

Ospite de La7 a “L’aria d’estate”, stamattina il sindaco Renato Accorinti si è trovato a discutere con i presenti in studio e in collegamento esterno sulla questione migranti (vedi video). Un battibecco tra il primo cittadino e la parlamentare Daniela Santanchè, culminato in un’arringa del vertice di Palazzo Zanca che ha espresso concetti che è difficile non condividere. “A me interessa capire perché arrivano i migranti”, ha tuonato l’ex attivista anarchico che vuole focalizzare l’attenzione sul “problema alla radice”.

Accorinti fa leva sulle corde dell’anima e rievoca immagini che a Messina, ormai, siamo abituati a vedere pressocchè ogni settimana: Si può spezzare il cuore a vedere un bambino in fin di vita o le madri incinte che attraversano il canale di Sicilia”. La matrice di questo male non è certo la voglia di fare una vacanza in quest’Isola mediterranea. La responsabilità è, dice bene il sindaco, da attribuirsi a “politica e finanza malate”.

Siamo andati a rubare in casa loro; facciamo le guerre e gli vendiamo le armi”, argomenta Accorinti confrontandosi aspramente con la Santanchè, mentre altri ospiti parlano tra loro, forse a voler condividere, forse ad evidenziare quanta retorica ci sia nelle parole di quell’amministratore in t-shirt e sandali. “Si va via solo per fame e guerra. Ognuno ama il proprio territorio, la terra è di tutti:  se non umanizziamo questi processi non ci resta che litigare”. Ma, al di là di questi straordinari discorsi che ci ricordano lo strillatore dei diritti, il paladino degli ultimi, il megafono di chi non ha voce, non si può fare a meno di chiedersi da sindaco (che è cosa diversa dall’attivista dei decenni passati) quale linea concreta stia seguendo insieme alla propria giunta. Quali obiettivi, quali politiche di accoglienza, quali azioni finalizzate ad ottenere maggiori sostegni statali e regionali per ottimizzare un piano (che a quanto pare non esiste) per i migranti che, ad ora, sembrano solo pacchi abbandonati a se stessi sulle strade tutt’altro che adeguate, di una città che collassa e cade sotto il peso della frustrazione di una convivenza imposta male e impostata peggio.

Tutto a Messina sembra far rima con approssimazione e mentre ci battiamo il petto per il mercato delle armi, le guerre che direttamente o indirettamente vettovagliamo o causiamo, ci commuoviamo davanti all’immagine dell’Aylan di turno, intanto si parla di hotspot a Messina. E via via che l’idea proposta dal Governo fa il suo corso -è evidente che se deve andare in porto non è necessario ascoltare il parere della città-, dopo un primo motu di indignazione e rassicurazioni da copione di questo e quel politico, il silenzio cala inesorabile su un decisione che, se concretizzata, sarebbe una tragedia per una Messina che ha già dimostrato di non essere in grado di supportarla. Una decisione apparentemente osteggiata da tutti, compresa l’Amministrazione che però, non sembra avere l’autorevolezza di poter far sentire la propria voce. Ammesso ne abbia una.

 

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