La protesta di un uomo disperato: servizi sociali e storie di ordinaria vergogna

Carmelo Nicolosi è un una delle vittime di servizi sociali in affanno e cooperative pigliatutto. Nella fattispecie, l’uomo ha avuto a che fare con la coop. “Genesi” che, lo scorso anno, si è aggiudicata al ribasso ben sette appalti per il servizio assistenza anziani.

Nicolosi, che per anni ha vissuto all’estero, salvo rientrare di recente a Messina per ragioni legate alla salute della madre, in virtù delle quali si è trovato ad avere a che fare con la sopraddetta cooperativa. Abbiamo raccolto la sua testimonianza in merito a questa vicenda che lo riguarda e che fa amaramente rima con abbandono delle istituzioni, disperazione e indifferenza.

Proprio dai tempi della malattia dell’anziana madre tutto ha origine. In quella fase, l’uomo racconta, che l’assistenza venne offerta proprio dalla Genesi e, nello specifico, da un’operatrice che, dopo aver preso servizio in casa Nicolosi, iniziò a lamentare il mancato percepimento dello stipendio -erogato dalla cooperativa e non dagli assistiti-. Questo fatto, venne smentito dalla dirigente della coop.

Malauguratamente, nel frattempo, anche le condizioni di salute del figlio hanno iniziato ad essere precarie. Edema polmonare il responso medico e al primo, in breve tempo e dopo la scomparsa della madre, seguì il secondo. E, come se non bastasse, contemporaneamente subentra una cardiopatia dilatativa.

Adesso è Nicolosi in prima persona ad aver bisogno di assistenza e così, continua a ricevere la domiciliare dalla Genesi finché questo supporto non gli viene tolto. Perché? “Perché mi sono lamentato del fatto che gli operatori che venivano a casa a fornirmi le prestazioni stavano solo mezz’ora e pretendevano che io firmassi per un’ora, così come successo in precedenza per mia made”, ci racconta. “Ho dovuto rinunciare anche al mangiare che gli operatori socio sanitari della cooperativa mi passavano perché di qualità scadente. Appena saputo dell’accaduto la Genesi mi ha spiegato, mediante la signora Carla Franco, assistente sociale di riferimento a Palazzo Satellite, che il mangiare loro non lo potevo rifiutare perché la distribuzione dei pasti rientrava all’interno dei loro compiti lavorativi e che se volevo, lo potevo anche regalare” , prosegue.

D’un tratto il servizio cessa bruscamente e della nuova situazione in essere, Nicolosi viene a sapere attraverso una telefonata: “La signora Carla Franco mi ha spiegato che con una pensione di 290,08 euro -tanto percepisce il Nicolosi- potevo permettermi anche una cameriera. Mi è stato detto che io ero poco collaborativo, insomma dovevo fare a loro dire , come si dice in messinese, u sceccu nto lnzolu. Con 290,08 euro al mese, vivo alla giornata. Al mercato compro la frutta di stagione e cerco sempre all’interno dei supermercati le offerte migliori”. Ma la vicenda dell’uomo arriva anche a Palazzo Zanca: “Il 30 giugno la dottoressa Santisi -assessore alle politiche sociali- mi aveva promesso maggiori controlli domiciliari in merito alla mia situazione. Non sono però mai avvenuti da 7 mesi a questa parte e, come la dottoressa ben sa, a fine del mese scorso ho cenato con cinque susine mentre ad inizio mese inizio ho saltato colazione pranzo e cena”.

Nicolosi sostiene d’aver parlato davvero con tutti per avere ragguagli circa il da farsi e, a suo dire, il dirigente responsabile dei servizi sociali del Comune, il dottore Zaccone, gli avrebbe fatto capire chiaramente che non ha i requisiti per avere l’assistenza domiciliare. “Fatto strano visto che prima della sospensione del servizio rispondevo ai requisiti che sono gli stessi di adesso. 290,08 euro percepivo prima e 290,08 euro percepisco adesso”, commenta.

Sta seduto sui gradini del palazzo municipale con un cartello attaccato addosso, sperando che la sua azione rompa quantomeno il muro dell’indifferenza. Una protesta condita da forti quantità di Lexotan per tenere sotto controllo eventuali stress che male farebbero al suo cuore malato.

Un grido di disperazione che echeggia in un palazzo sordo di una città ignava, in un Paese in cui gli ammortizzatori sociali sono solo un’utopia. Una denuncia direttamente indirizzata alla cooperativa Genesi, contestata dall’uomo che la accusa di non agire in modo corretto.

Nicolosi si dice anche pronto, qualora trovasse un avvocato disponibile ad assisterlo, a denunciare il Comune e la Genesi per istigazione al suicidio “Perché così avanti no si può più andare”, chiosa. (@Piero Genovese)

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