Fissata al prossimo 9 novembre l’udienza preliminare dinanzi al Gup Salvatore Mastroeni sull’omicidio di Giuseppe De Francesco, il ventenne “figlioccio” del boss detenuto Giovanni Tortorella, avvenuto lo scorso 9 aprile a Camaro San Paolo.
Agli atti dell’inchiesta anche le registrazioni di alcune telecamere di video sorveglianza piazzate nella zona, che mostrerebbero in azione il reo confesso dell’uccisione, il 46enne Adelfio Perticari (nella foto a sinistra), un tempo appartenente al clan Sparacio, che secondo l’accusa ha agito con altri due fiancheggiatori, il 39enne Giovanni D’arrigo e il 23enne Rosario Maccari.
Perticari si costituì nel carcere di Gazzi dopo alcuni giorni di latitanza, davanti al Gip Maria Teresa Arena e ai magistrati della Dda che seguono il caso: Fabrizio Monaco, Maria Pellegrino e Liliana Todaro. Nel lungo interrogatorio raccontò l’omicida dichiarò che non avrebbe voluto uccidere, ma solo “dare una lezione” al ventenne che nel quartiere di Camaro agiva da piccolo boss, e avrebbe minacciato e picchiato il figlio di Perticari poichè non avrebbe aderito nei giorni precedenti alla richiesta di abbassare le saracinesche durante il funerale di un amico di De Francesco.
Se le immagini inchiodano Perticari, diversa è per i magistrati la posizione di D’arrigo e Maccari, per i quali lo scorso 8 giugno si sono conclusi gli arresti domiciliari su decisione della VI sezione penale della Cassazione che aveva accolto il ricorso degli avvocati Andrea Sofia e Danilo Santoro.
Maccari aveva tentato di soccorrere De Francesco trasportandolo su un ciclomotore fino all’ospedale Piemonte, per poi negare di essere stato in quei luoghi nonostante le videoregistrazioni in possesso degli inquirenti. Stessa reticenza per D’Arrigo immortalato prima mentre transitava in Via Gerobino Pilli con un motorino a bordo del quale c’era Perticari, che avrebbe reso false dichiarazioni in merito agli investigatori.