Un libro che tutti i messinesi dovrebbero leggere. Perchè difficilmente i ventenni di oggi riescono ad immaginare i loro coetanei che prima e dopo la guerra hanno vissuto e amato profondamente Messina: personaggi lontani nel tempo, che il giornalista e scrittore Giuseppe Loteta ha raccontato nelle sue “Pagine Messinesi – alla ricerca dell’identità perduta” (edito da Pungitopo) dove non è la nostalgia ad emergere, piuttosto l’orgoglio e la consapevolezza di aver vissuto da protagonista il proprio tempo.
L’approccio di Loteta, infatti, non è il lamentoso guardare indietro di chi disprezza il presente, ma la descrizione di fatti e persone che hanno contribuito a dare identità ad una comunità oggi forse un po troppo distratta. E proprio attraverso queste storie in bianco e nero, ritroviamo l’essenza di una messinesitudine di sciasciana memoria, da contrapporre alla banale messinesità del pescestocco e dello scirocco (o peggio di birre dai nomi odiosamente volgari).
Perchè in fondo i giovani sono giovani sempre. E mi piace immaginare questo gruppo di ragazzi che sulla spinta europeista di Gaetano Martino, allora rettore dell’Università, avevano creato a Stromboli il primo villaggio internazionale dello studente.
O rileggere la storia politica della città nel dopoguerra, quando Messina poteva contare su uomini del calibro dello stesso Martino o di Ettore Lombardo Pellegrino, vecchia figura della democrazia prefascista, reintegrato nella sua cattedra universitaria. E il fermento politico che nelle stanze del’ex casa littoria (dianzi al porto) aveva trovato spazi e poteva contare anche sugli anarchici della Fai, di cui era animatore Vincenzo Mazzone, sfuggito ad una condanna del tribunale speciale fascista, arruolato nelle brigate internazionali spagnole e ritornato a Messina dopo l’ingresso delle truppe alleate.
Non c’è futuro senza memoria, e questo giovane ottantenne ce lo ricorda. La bellezza di questi aneddoti non è perduta, nella città immobile può bastare una scintilla per riaccendere il fuoco che cova sotto la cenere. E questo libro è quella scintilla. (@Palmira Mancuso)
(a seguire l’intervista video e l’intervento in aula magna dell’artista Luigi Ghersi)