È morto all’ospedale San Paolo di Milano il boss Bernardo Provenzano. Malato da tempo, fu catturato l’11 aprile 2006, dopo 43 anni di latitanza. Soprannominato “Binnu u tratturi”, per la violenza con cui falciava la vita dei suoi nemici, da anni gli era stato diagnosticato un tumore alla vescica.
Condannato a 20 ergastoli, tutti i processi a suo carico erano stati sospesi perchè il boss, che era stato sottoposto a varie perizie mediche, era stato ritenuto incapace di partecipare.
Dall’ospedale hanno fatto sapere che l’ultimo quadro clinico presentava lenti ma costanti peggioramenti ed era stato dichiarato, dai sanitari, incompatibile con l’ambiente carcerario. Da tempo, l’avvocato del boss, Rosalba Di Gregorio, aveva chiesto senza successo, la revoca del regime carcerario duro e la sospensione dell’esecuzione della pena per il suo assistito, proprio in virtù delle condizioni di salute di “Zu’ Binnu”.
Era Il 23 maggio 2013 quando la trasmissione televisiva Servizio Pubblico mandava in onda un video ritraente l’ex boss di Cosa Nostra nel carcere di Parma durante un incontro con la moglie e il figlio datato 15 dicembre 2012: già da allora, il braccio destro di Riina poi subentrato al Capo dei Capi, appariva fisicamente irriconoscibile, affaticato e mentalmente confuso, tanto da non riuscire neanche a prendere in mano la cornetta del citofono per parlare con il figlio. Elemento chiave di una storia italiana oscura e torbida della quale non è dato sapere, rispetto ad una trattativa circa cui non sembra si vogliano dare risposte, con la morte di Provenzano si chiude un capitolo contenente certamente tante verità delle quali, forse, non avremo mai contezza.
Per la ferocia con cui falciava i suoi avversari era stato soprannominato zu Binnu u’ tratturi.
@Pigi