Chiesta la condanna a 7 anni e 4 mesi per il senatore di Forza Italia Antonio D’Alì, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
La richiesta è stata avanzata dal sostituto procuratore generale Domenico Gozzo al termine della requisitoria durata oltre due ore all’interno della quale lo stesso Gozzo ha chiarito alcune dinamiche, ricostruendo di fatto l’intero piano accusatorio.
Dal trasferimento del Prefetto Fulvio Sodano e dell’ex capo della Squadra mobile di Trapani Giuseppe Linares, ora dirigente della Dia di Napoli, alla compravendita del terreno di contrada Zangara tra D’Alì e Francesco Geraci, quest’ultimo in stretto rapporto con il super latitante Francesco Messina Denaro.
In conclusione anche i legali delle parti civili, Libera e Centro studi Pio La Torre, hanno ricostruito i presunti illeciti.
Il procedimento è stato spostato al 23 settembre, data in cui il collegio, presieduto da Maria Borsellino, potrebbe emettere la sentenza o riaprire la fase istruttoria.
Per i difensori del senatore Antonio d’Alì, Biagio Bosco e Stefano Pellegrino “la linea dell’accusa ha ripercorso sinteticamente fatti ampiamente approfonditi già in primo grado di giudizio, che aveva ribadito l’estraneità ai fatti del senatore, con alcuni richiami che non trovano riscontro nei capi d’imputazione e nei fatti processuali”. Sono queste le premesse che spingono la difesa a chiedere, in favore del senatore, la completa assoluzione.