Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Guglielmo Sidoti, responsabile dei Giovani Deemocratici siciliani, sulla morte di Lorena.
Stamattina mi sono svegliato con un nodo alla gola, pensando alla storia di Lorena, alla sua famiglia e al grande dono della vita. Ho scelto di scrivere qualcosa nella speranza che certi pensieri prendendo forma nero su bianco finissero per alleggerirsi.
Lorena io la conoscevo appena, ci siamo sfiorati, ma tanto è bastato a riconoscerle una straordinaria voglia di vivere.
La sua è la storia di troppi nostri coetanei, che sulla strada, rientrando a casa, hanno incontrato la morte. A spezzare i sogni, i progetti di una vita, ancora tutta da realizzare, la volontà altrui. Non il destino, nessun disegno prestabilito.
L’ineluttabilità di fatti come questi tocca tutti indistintamente, al posto di Lorena, Andrea, Marco poteva esserci ciascuno di noi. Il dolore delle famiglie, degli amici tutti poteva essere il nostro e a volte lo è stato. Persino nei panni del suo assassino poteva esserci uno tra quelli che in questi giorni le hanno dedicato un pensiero. È per questo che il dolore è accentuato da un senso di impotenza, dolore che si trasforma in paura ad ogni incrocio, dolore ipocrita di chi tradisce la promessa di non mettersi mai più alla guida dopo aver bevuto o di rispettare i limiti di velocità.
In questi giorni, di attesa e speranza, e nelle ultime ore, contraddistinte dal dolore, tutto sembra essere destinato a cambiare, eppure tra una settimana in molti torneranno su quelle strade più veloci di prima, forse persino questo weekend. Neanche Lorena basterà. Non basterà pensare che quel bastato che correva a 180 km/h è soltanto uno dei tanti che sfrecciano per le strade della nostra città, incuranti della sicurezza propria e altrui.
Per questo non basta il dolore, lo sfogo dei social, non bastano queste parole, se tra una settimana, un mese tutto tornerà come prima.
Occorrono risposte, al più presto. Non basteranno i controlli, seppur triplicati, i bosti di blocco ad un ogni semaforo, gli autovelox, le telecamere. Certo questi strumenti dovranno essere intensificati, ma senza la piena consapevolezza che dipende da ciascuno di noi non saranno sufficienti. Abbiamo il dovere di fare la nostra parte, e possiamo fare tanto, rispettando per primi i limiti imposti dalla legge, riconoscendone il buon senso, invitando chi ci sta vicino a fare altrettanto. Coinvolgendo i locali della movida ad accogliere, responsabilmente, la sfida del divertimento sicuro, attraverso i bracciali del guidatore e l’etilometro all’uscita. L’amministrazione e la cittadinanza tutta ad usufruire delle navette notturne. Dobbiamo impiegare ogni strumento possibile.
Perché la strada non si trasformi per l’ennesima volta in uno scenario di guerra, evitando altro dolore. La repressione servirà a poco se a questa non si affiancherà la cultura della vita, del rispetto e della responsabilità. Non basta più il social, occorre dimostrare di voler cambiare. Senza, la morte di Lorena non sarà valsa a nulla.