di Gianfranco Pensavalli – Antonio Bedin si è ammazzato perché la banca di Zonin – re del vino in Sicilia- lo ha truffato ma ci vuole una lente d’ingrandimento per trovare la notizia. Ci sono i richiami per l’Italia di Conte, per la comunicatività di Renzi e le battute di Putin, per le bugie della Raggi. Persino le homepage dei principali siti on line mimetizzano la notizia.
Quel colpo di pistola al petto perché una banca ha imbrogliato e derubato un poveraccio viene censurato perché occorre convivere con le lobbies bancarie perché altrimenti…muori anche tu. Sì, una storia come tante, “inghiottita dalla rimozione collettiva, dall’indifferenza. Tanto il pensionato appartiene ad una categoria debole, allo scarto. Non produce più, non è funzionale alla grande bouffe del capitalismo mercantile. Gli anziani possono offrire soltanto la loro memoria”. Così ha scritto un giornalista di provincia che non smetterà mai di fare il grillo parlante.
Bedin è stato suicidato da quei padroni di banche che dopo averle affossate, scappano con bottini milionari. Basterebbe una legge semplice, che prevedesse trent’anni di carcere duro per chi turlupina i tanti Bedin e li costringe al gesto estremo. E per tutti i banchieri che usano i soldi dei Bedin per prestarli agli amici degli amici, rifiutando un finanziamento magari ad un giovane che vuole iniziare un’attività.
E dalla zona di Patti rimbalza la notizia che un grosso istituto bancario ha chiesto al proprietario dell’immobile di rinunziare all’aggiornamento IVA. Già, era costata fin troppo l’uscita di un manager con superbonus. E poi …c’è la crisi.