I Pooh a Messina: se ci fosse stato Paolo Bitta… (Fotogallery del concerto)

concertoPooh9Un concerto attesissimo e partecipatissimo da giovani di oggi e di ieri. Non tutto nell’organizzazione che vi è orbitata attorno è filato liscissimo. Ma per avere recensioni di critici con sei palle sullo stemma vi invitiamo ad affidarvi ad altri. Noi, senza pretese, pur non tralasciando i dettagli dell’evento, abbiamo pensato ad un’altra chiave; ci siamo chiesti come l’avrebbe raccontato il principale fan dei Pooh: Paolo Bitta!

 

Parcheggiare è un’impresa ovunque, specie poi se, come me, hai un camper a cui trovare un posto sicuro. Ma niente paura, con dieci euro ho lasciato il mio bambino al parcheggio. No, non parlo dei miei figli: Brad e Jonathan erano con me. In un momento talmente importante non potevo non farli assistere a questo evento storicamente eccezionale: la Reunion. Avrebbero voluto esserci anche i miei colleghi ma se avessi portato Luca poi si sarebbero voluti aggregare anche Silvano, De Marinis e persino la Patty. E sai com’è, avremmo rischiato si spaventassero! Insomma lascio il bambino, cioè il camper, per dieci euro al parcheggio. Si dieci, ma per i Pooh questo e altro…

concertoPooh6E l’altro in questione è stato una salita chilometrica con cento gradi centigradi che si percepivano nettamente mentre un vento fastidiosissimo asciugava addosso il sudore. Fortuna che sono allenato e con un solo obiettivo in mente: assistere allo spettacolo del secolo. Che dico secolo? Millennio: i miei beneamini sono di nuovo insieme, per un’ultima volta. Oltre a Roby, Dodi, Stefano e Red, c’è anche Riccardo. E chi se lo perde? Bè io sono addestrato alla sopportazione, ma al mio fianco, orde di non più giovani reclamavano la bombola d’ossigeno, specie chi, accogliendo l’invito dell’amministrazione, ha ben pensato di prendere il bus navetta e si è ritrovato a dover macinare più km di un partecipante alla maratona di New York. Chissà che imprecazioni, prima durante e dopo!

Eccoci finalmente ai cancelli, sento già le loro voci, immagino i loro volti e mi preparo a vivere una serata emozionante. Tanti siamo in tanti ma è il minimo! Mi aspettano tre ore di spettacolo puro: cinquant’anni di storia del gruppo in cinquanta pezzi.

concertoPooh7Mi piazzo nel mio posto in prima fila, pagato, conquistato, comprato dopo 3 minuti dalla messa in vendita che non si sa mai. Già canticchio: “Daaamm’ sol’ un minuut’ un soffio difilato un attimoancoooraaaa”.

Quando salgono tutti e cinque sul palco del Franco Scoglio ho le palpitazioni. Al primo pezzo mi emoziono, al saluto al pubblico sorrido, al secondo brano mi commuovo, al terzo scende una lacrima, al quarto due, al quinto tre, al sesto già non sto nella pelle… Al settimo, rischio l’infarto. È lei: “Piccola Kety”… E non riesco a trattenermi, canto a squarciagola -e chissà perché qualche idiota si lamenta e dice che lo disturbo-. È la canzone del mio matrimonio, chiamo Vale per fargliela sentire il diretta… Davanti a me un rompiscatole con la macchina fotografica non mi lascia godere dello spettacolo. Dice che è un fotoreporter, ma io ho diritto a contemplare i miei idoli senza intralci o no? Per fortuna gli addetti alla sicurezza, dopo un po’ di lamentele, mandano via ste seccature di fotografi.

Riprendo a seguire il concertone armato di fascetta in testa e maglietta con le loro facce (a cui, con Photoshop -ma quello craccato, sia chiaro- Jonathan ha aggiunto la faccia di Fogli). Le so tutte che manco Fabrizio Fontana ai tempi di Zelig: le so e le canto. “Amici per sempre”, “Se sai se puoi se vuoi”, “Pierre”, “Parsifal”, “La donna del mio amico”.

concertoPooh20Non me ne sfugge una, conosco a memoria ogni nota, ogni respiro, ogni pausa e aspetto con trepidazione gli acuti di Roby, che, ad un tratto, squarcia il silenzio della notte con il suo “Dio dellew cittàààw e deall’ immeansitàààw, seèvearoow che ci seaaa e hai viaggiato più di nooooaa…”. Capolavori senza tempo, artisti come non ce ne sono più. Eh no, hanno buttato via lo stampino; altro che “Roma-Bangkok”. Loro stanno lì, in piedi grazie all’inerzia, con una tenuta che sembrano sempre gli stessi manco li avessero surgelati anni fa. Reggono il palco come dei ventenni, parlano con il pubblico e, lo so, si rivolgono proprio a me. Stanno cantando per me che sono il loro primo fan, che a Lascia o Raddoppia portando come materia i Pooh diventerei milionario. E loro sono lì: impagliati e bellissimi come cinquant’anni fa.

Sembrano usciti dal museo delle cere, tanto sono sempre gli stessi. E adesso c’è pure Ricky che, in questi decenni chissà quante volte si sarà attorcigliato le budella pensando a quella frase che sancì la sua rottura con il gruppo: “piuttosto che rinunciare alla mia storia con Nicoletta-cioè Patty Pravo-lascio i Pooh e torno a fare il gommista”.

Ma che stai a dì: solo un’Alfa è per sempre, amico. Ascolta Paolino tuo…

Comunque la cosa importante è che oggi sono tutti di nuovo insieme, e io qui a godermeli fino alla standing ovation finale.

Guardami Dodi, sorridimi Red, un applauso per Stefano, benritrovato Riccardo, m’inchino a te Roby. Un concerto unico ed eccezionale. Ma quando le luci si spengono e lo stadio si sgonfia, un vuoto incolmabile mi resta nel cuore straziato quando, salendo sul camper, Brad tira fuori il suo lettore e dalle casse viene fuori un’improbabile Baby-K. Chi? Ecco, che ho la risposta al grande quesito di questi cinque straordinari ragazzi: so “chi fermerà la musica”!

Saluti Paolo Bitta

(Di Eleonora Urzi Mondo, Elio Scarfì, Marco Familiari)

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