Forse il Prefetto e le Autorità Sanitarie farebbero bene a richiedere un immediato commissariamento per la gestione dei rifiuti, in modo da evitare che un’esibizione da barzelletta si trasformi in una reale emergenza ambientale.
CapitaleMessina, nel corso della propria attività, è spesso intervenuta a proposito di rifiuti, cercando di attrarre l’attenzione dell’amministrazione sulla necessità di tenere pulita la città e ribadendo continuamente che l’unica soluzione per uscire dall’empasse rifiuti, fosse il radicale cambio di strategia, perorando la realizzazione a livello regionale di 5-6 termovalorizzatori, opportunamente distribuiti sul territorio.
Oggi finalmente sembra che il governo regionale, alla fine obbligato da quello nazionale, stia andando in questa direzione.
Purtroppo, forse per salvare la faccia e nel tentativo di nascondere il tempo perso, l’amministrazione comunale parla ancora di raccolta differenziata “porta a porta”, continuando a inseguire inutili percentuali di differenziata spinta, senza comprendere che la differenziata va certamente fatta, come ci impone la norma ed il buon senso, ma semplicemente tra umido organico compostabile ed inorganico, in modo da semplificare al massimo il servizio e nel contempo risparmiare.
Ricordiamo come l’anno scorso, in termini di raccolta differenziata porta a porta, con uno specifico finanziamento della regione, l’amministrazione ottenne dei risultati risibili, nonostante lo sforzo di mistificazione propagandistica messo in atto dall’indimenticato duo Ciacci & Rossi.
Per raggiungere un risultato accettabile, almeno in termini di decoro urbano, da un lato andrebbe raccolto tutto quello che di organico produciamo: dalla foglia di lattuga, al residuo di carne, alla pasta rimasta. Tutto questo andrebbe compostato.
Una ragionevole amministrazione ambientalista in questo dovrebbe spendersi, proponendo la realizzazione di impianti di compostaggio locali, a livello di quartiere o di isolato; in questo modo coinvolgendo ed educando la popolazione, la si renderebbe consapevole della ratio dell’azione finalizzata alla riduzione della massa di rifiuti da trasportare.
A livello regionale si dovrebbero realizzare quegli impianti industriali di compostaggio che il governo Lombardo aveva previsto, ma che di fatto non sono stati mai portati a termine.
Per quanto riguarda la frazione inorganica in questo momento non possiamo non portarla in discarica. Purtroppo la miopia dei nostri amministratori non ci consente altro.
Magari sarebbe opportuno depositarla in specifiche sezioni delle discariche esistenti, o eventualmente aprendone alcune temporanee e finalizzate alla realizzazione degli inceneritori, che un domani, quando questi saranno attivi potranno essere bonificate, eliminando il materiale depositato, portandolo a incenerire.
Più volte CapitaleMessina ha scritto che sono necessari due grandi impianti derivati dalla trasformazione e messa in sicurezza di impianti esistenti, in modo da averli a disposizione nel minor tempo possibile e far fronte a un’emergenza che forse ha già superato il limite del non ritorno.
Considerato che questi due impianti sarebbero, gioco forza ubicati a Gela e a Pace del Mela, gli altri quattro andrebbero realizzati in zone industriali del catanese, dell’agrigentino del trapanese e del palermitano. Appunto in zone industriali già servite da adeguati assi dei servizi e con processi di VIA che potrebbero essere all’uopo semplificati.
Purtroppo per arrivare a questo risultato che potrebbe essere raggiunto in 3-4 anni, i rifiuti come ha detto Crocetta, andranno spediti all’estero dove sono interessatissimi a riceverli perché permettono di produrre energia.
Di fatto la Sicilia non ha saputo far altro in questi anni che spingere verso un’inutile raccolta differenziata con un aumento dei costi di raccolta, per poi sversare tutto in modo indifferenziato in discarica, continuando ad arricchire i diversi privati a cui nel tempo, si è data la possibilità di ingigantirsi a dismisura.
E’ utile infine ribadire ancora una volta come purtroppo, arrivati a questo punto emergenziale e in assoluta assenza di un benché minimo sistema di gestione, la realizzazione di una filiera per la trasformazione delle materie “prime seconde” sia assolutamente irrealizzabile. Primo perché avrebbe necessitato di un serio aiuto, in termini di contributi da parte di Stato e UE, ma sarebbero servite attente procedure di VIA e VAS al fine di evitare di dare in mano all’interesse privato la responsabilità di assorbire il risultato della raccolta differenziata, diffondendo sul territorio impianti che nel loro insieme avrebbero potuto non tenere nel giusto conto la naturale vocazione dell’isola”.