La cronaca del primo week end taorminense dedicato al grande cinema si può serenamente sintetizzare in un’immagine, quella del sindaco della città metropolitana Renato Accorinti, a fianco del simpatizzante Richard Gere, entrambi attorniati da clochard.
I due avevano già avuto modo di mettere in luce, in passato, i grandi punti di contatto tra le loro persone: entrambi buddhisti, entrambi molto attenti agli ultimi. E questo fattore è stato determinante specie nell’ultimo periodo della vita dell’attore americano che, in questi mesi è stato impegnato nelle riprese del suo ultimo film in cui impersona proprio un homeless.
E a New York nessuno ha riconosciuto “l’ufficiale gentiluomo” con abiti stracci, seduto in terra a fare la questua. Un’esperienza, quella della strada, che lo ha molto segnato come lui stesso racconterà. Non manca di ricordare spesso un analogo “esperimento” vissuto sulla propria pelle neanche il primo cittadino messinese che già ai tempi della campagna elettorale aveva raccontato di questi suoi trascorsi “per restare con i piedi per terra” e non dimenticare mai quegli ultimi di cui ha spesso parlato.
Ultimi ai quali ha dedicato numerosi pensieri, tanti proclami e un’opera straordinaria (seppur circa la cui apertura siano rimaste luci ed ombre: a partire dalla destinazione d’uso e i tempi di concessione) la casa di Vincenzo. Un ricovero per senzatetto che ha rappresentato un rifugio per tanti negli anni in cui è stato aperto al pubblico. E diciamo è stato perché, nonostante in questi giorni (a partire dalla conferenza stampa di venerdì mattina a Palazzo dei Leoni) se ne sia parlato come se “nient’anfuss'”, la Casa è chiusa da mesi. La causa che lo scorso autunno porto a trasferire (si disse provvisoriamente) il ricovero a Collereale, fu la presenza di topi, blatte e pulci.
Ad oggi non pare ci siano stati particolari novità sul fronte riapertura e, a quanto pare, se accoglienza notturna viene ancora fatta, il merito è solo di padre Francesco Pati e dei membri della cooperativa Santa Maria della Strada. Sul fronte istituzionale, nonostante il sindaco avesse espresso rassicurazioni sul fatto che a stretto giro di posta (lo affermó quando ancora giravamo con sciarpe e cappellini) gli ex magazzini generali sarebbero tornati a regime per ricevere quanti alla ricerca di un letto, nessun segnale concreto sembra sia giunto da Palazzo Zanca ad ora.
Eppure si continua a parlare della Casa di Vincenzo come di un Jolly che all’occorrenza viene tirato fuori per auto incensare una finta strategia di politica sociale mirata a sostenere gli ultimi e non come un problema da risolvere.