Un “precedente” su cui anche l’amministrazione messinese dovrà riflettere. Con sentenza del 18 maggio, n. 2156/2016 RG n. 10772/2011, il Giudice del lavoro Antonella Resta ha condannato il Comune di Catania per non aver applicato il Contratto nazionale di lavoro giornalistico FNSI-FIEG alla dipendente Francesca Pavano, iscritta all’Ordine dei giornalisti, in forza all’Ufficio stampa dell’Ente con la qualifica di capo redattore.
In particolare, si legge nella sentenza: “Il giudice, in accoglimento del ricorso dichiara, previa disapplicazione del provvedimento di sospensione emesso dal Comune di Catani in data 18.12.2009, il diritto di Pavano Francesca al ripristino del trattamento economico e previdenziale corrispondente all’inquadramento quale capo redattore di cui al Contratto collettivo Nazionale FNSI-FIEG e per l’effetto condanna il Comune di Catania al pagamento delle differenze retributive dovute alla ricorrente fin dall’epoca della sospensione, oltre agli interessi legali, sulla corte capitale dal dovuto al saldo”, inoltre condanna altresì il comune resistente alla rifusione in favore di controparte delle spese processuali, che liquida secondo i parametri di cui al DM 55/2014 in complessive Euro 4.050, 00, oltre rimborso forfetario spese generali in ragione del 15%, Iva e Cpa come per legge”.
Soddisfazione è stata espressa dal segretario provinciale di Assostampa Catania, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, Daniele Lo Porto: “La collega Francesca Pavano ha perseguito con determinazione e coerenza, evitando facili scorciatoie, la legittima richiesta di avere applicato il Contratto giornalistico nella Pubblica amministrazione, come per altro riconosciuto da un sempre maggior numero di sentenze. Il Comune di Catania, invece, ha inteso proseguire su una strada sbagliata con conseguenze negative sulle casse comunali e sull’immagine di un Ente che dovrebbe essere di esempio per la correttezza dei rapporti con i propri dipendenti. Speriamo che questa sentenza consigli anche alle altre amministrazioni inadempienti di adeguarsi ad una giurisprudenza consolidata ponendo fine, tra l’altro, ad una deregulation selvaggia”, ha concluso Daniele Lo Porto.