“Gli hotspot, già in questi pochi mesi di vita, si sono rivelati un fallimento”, questa è l’idea che ne hanno i parlamentari messinesi pentastellati Valentina Zafarana e Fracesco D’Uva che contestano primariamente il concetto stesso di hotspot e da qui anche la notizia della creazione di un punto proprio a Messina. Ipotesi che li lascia “perplessi”, scrivono i due deputati del Movimento 5 Stelle. “Non dimentichiamo che gli hotspot previsti dalla Road map italiana non hanno alcun fondamento giuridico nel nostro ordinamento né trovano una chiara definizione ai sensi della normativa vigente”, sostiene il rappresentante grillino a Montecitorio.
Dalla Camera all’Ars fino alle circoscrizioni la posizione è abbastanza allineata.
Il consigliere del 3° quartiere Alessandro Cacciotto, contesta la location prescelta per la creazione di questi centri di identificazione e registrazione dei migranti: ossia l’ex caserma di Bisconte. A seguito delle parole espresse dal sindaco Renato Accorinti, sostiene sia “singolare che il Sindaco della città che dovrebbe ospitare l’hotspot, oggi Sindaco anche metropolitano, apprenda solo dalla stampa certe notizie; insomma si potrebbe anche immaginare uno smacco, quantomeno in termini di comunicazione, da parte del siciliano Alfano, Ministro degli Interni”. E Cacciotto non è il solo a pensare puzzi di controffensiva mediatica l’uscita del primo cittadino. Non poteva non sapere, secondo molti.
Il consigliere si spende su due fronti, quello del sostegno all’inadeguatezza della struttura e di promoter di una restituzione dell’ex caserma ai messinesi per scopi sociali, culturali, sportivi, ricreativi. “Parlare di Bisconte solo per l’hotspot e come non guardare in faccia la realtà; mi chiedo se il Ministro Alfano abbia mai fatto una passeggiata a Bisconte, in via Caltanisetta ad esempio, oppure abbia visto come il villaggio è ridotto.
Ecco perché vorrei che Bisconte e l’ex caserma non venisse attenzionata solo per strategie di politica nazionale ed estera ma che si avesse contezza delle situazioni”, prosegue nella sua nota.
E nel quartiere l’opinione è decisamente condivisa: già anche il presidente Lino Cucè aveva contestato questa “scelta insensata”, che costituirebbe un grosso rischio per l’ordine e la sicurezza pubblica, a suo dire. Il numero uno della 3^ circoscrizione è in buona compagnia. L’intera compagine di Forza Italia –ossia i gruppi consiliari Grande Sud, Felice per Messina, Progressisti Democratici e, ovviamente, FI: ossia tutti i genovesiani– , con tanto di presenza straordinaria dell’onorevole Maria Tindara Gullo, infatti, lunedì mattina, interverrà alla presenza della stampa su questo delicatissimo tema che, come era ovvio fosse, sta scuotendo notevolmente opinione pubblica e forze politiche.
Ancora non pervenute dichiarazioni da quelle che siedono al governo, ovviamente: tacciono Ncd e Pd su una questione che per Messina, città che ha già dimostrato ampiamente di non essere affatto pronta a gestire importanti flussi di migranti in entrata -valga il precedente del Palanebiolo su tutti- costituisce un fatto di primaria importanza. Oltretutto, se fosse vero (se) che la decisione è stata imposta dal Viminale senza interpellare l’Esecutivo locale, si creerebbe anche un caso più prettamente politico di quelli difficilmente liquidabili con un’etichetta di semplice misunderstanding. E a questo punto, il silenzio di Alfaniani e Renzi-Carboniani mica può durare in eterno…