Se Gianpiero D’Alia invoca una sfiducia imminente (ma sempre a data da ponderare e destinarsi), Renato Accorinti che, per tanto tempo è stato considerato al vertice di una giunta su cui l’ombra dell’ex ministro si è reputata forte, risponde a tono: “Oggi l’onorevole si riprende la scena con argomenti che stancamente ripete da tempo. Da quando cioè è rimasto per la prima volta fuori dalla ”cabina di regia”, un fatto che per lui evidentemente non è più sopportabile”. È un uomo “buono per tutte le stagioni”, scrive il primo cittadino, “purché ci sia un governo o una amministrazione a cui poter fare da strapuntino”. E il Presidente dell’Udc starebbe soffrendo “maledettamente l’impossibilità di avere qualche angolino su cui accomodarsi anche al Comune di Messina“.
D’Alia onnipresente nella scena politica locale, per il primo cittadino; D’Alia che ha “costretto i consiglieri del suo gruppo a disertare l’Aula consiliare di Palazzo Zanca mettendo a rischio perfino gli stipendi di centinaia di lavoratori e servizi essenziali per i cittadini“. E la sfiducia agognata dallo scudocrociato si traduce in un commissariamento, ovviamente. Per l’esattezza propone, come lo stesso Accorinti ribadisce a mezzo nota, “un commissario “di alto spessore ma non politicizzato”, di cui probabilmente lui ha già individuato tutte le caratteristiche (e forse anche l’indirizzo di casa). Colui che ha rappresentato l’esempio tangibile dei lacci che questa Città ha sofferto, relegandola sempre ai margini ed impedendole ogni progetto di sviluppo, accusa il Sindaco di conservazione e di accondiscendenza verso “gruppi imprenditoriali“. L’ospite di Palazzo Zanca mette da parte il pacifismo verbale e tira fuori gli artigli, oggi che il suo ruolo è diventato quello di sindaco non più del semplice comune ma della Città Metropolitana ed è “folle l’idea, nel momento in cui si vara la Città Metropolitana, di voler consegnare ad un commissario la città di Messina e le sue prospettive. Un commissario che diventerebbe automaticamente Sindaco di quella stessa Città Metropolitana, di cui evidentemente è proprio D’Alia a non avere la giusta consapevolezza e non immaginarne le importanti potenzialità”.