Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell’associazione Prima Tortorici che risponde al senatore Beppe Lumia, del Pd, a seguito del suo intervento a cui i giovani ricesi hanno risposto, puntando sul ruolo della politica e sul cambio culturale praticato quotidianamente.
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“I giudici continueranno a lavorare e a sovraesporsi e in alcuni casi a fare la fine di Rosario Livatino come tanti altri, i politici appariranno ai funerali proclamando unità di intenti per risolvere questo problema e dopo pochi mesi saremo sempre punto e daccapo”.
(Dall’ intervista: Paolo Borsellino si scaglia contro i politici, You Tube)
Questa frase detta da chi ha fatto la fine di Rosario Livatino, anzi, se possibile peggiore; non può che indurci ad una seria ed amplia riflessione sul ruolo che la politica occupa nell’ ambito della lotta alle mafie.
“La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’ indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”
(discorso di Paolo Borsellino ai cittadini siciliani. La registrazione originale è presente anche nella fiction Paolo Borsellino)
Entrambe le citazioni rappresentano le colonne portanti di questo documento, coadiuvati dalle parole di Borsellino, esporremo i motivi che ci portano a sposare in pieno questi concetti, per cui Senatore Lumia, noi lottiamo per una rivoluzione culturale e morale che coinvolga tutti, specialmente noi… che di tanto in tanto ascoltiamo comizi.
Però in merito alle vicende giudiziarie, al loro evolversi, alle contiguità, e tutto ciò che concerne la sfera giudiziaria facciamo riferimento solo alla magistratura, alle dichiarazioni quindi di chi è accreditato a farlo in quanto appartenente al Potere Giudiziario.
Riconosciamo inoltre l’ operato di chi è posto a controllo dell’ ordine pubblico, anch’ esso appartenente a quella sfera che non è la sua Senatore Lumia.
Appare ormai stucchevole la continua attribuzione di paternità in merito all’ operato di forze dell’ ordine e procura. Mentre le riconosciamo, attraverso il Suo ruolo, la possibilità di intervenire affinché l’ Italia possa realmente dirsi uno stato di diritto, uno Stato dove la certezza della pena sia la normalità, uno stato che fornisce i giusti strumenti alle forze dell’ ordine e alle procure (che tanto hanno da recriminare), questa è la sfera, anzi le sfere a cui appartiene Lei Senatore Lumia, quella legislativa ed esecutiva.
In merito a quanto da Lei scritto nella lettera indirizzata ai cittadini di Tortorici le avremmo potuto rispondere come gruppo politico, però onde evitare di esser tacciati quali oppositori dell’ amministrazione da Lei sponsorizzata, e che L’ ha eletto cittadino onorario (manca solo l’ ufficialità, ma non è stato possibile perché, immaginiamo che manchino i soldi per allestire una delle solite feste. Sa com’ è… qui ormai si elemosina tutto, dal carburante per gli scuolabus alla lampadina per l’illuminazione pubblica, si chieda il perché…) e poichè questa vicenda , come dice Lei, riguarda la società civile, vogliamo risponderle come tale. Anche se in effetti il primo a venir meno a questo status è stato proprio Lei presentandosi sul palco ornato da una bandiera di partito.
Lei giustamente in questi anni non ha mai perso l’ occasione di predicare il rispetto, la giustizia, la legalità e lo sviluppo. Lo ha sempre fatto ricordandoci i nomi delle famiglie mafiose, senz’ altro ancora presenti e continuamente monitorate. Quelle famiglie da lei solo citate e additate attuando quindi solo “…una distaccata opera di repressione…” postuma, senza cercare minimamente di salvare il salvabile.
Mentre noi siamo quelli che cerchiamo di lavorare sui figli di queste famiglie, figli su cui non possono ricadere le colpe dei padri, figli sui quali a vari titoli (insegnante, cittadino, genitore, allenatore, presidente di associazione…) cerchiamo di lavorare per una integrazione, per dare loro una speranza, sottraendo quindi terreno fertile alle mafie e attuando realmente quella rivoluzione culturale necessaria per l’accrescimento e il miglioramento di questa terra. Purtroppo, per completare la Sua equazione, (legalità e sviluppo, non c’è sviluppo senza legalità e non c’ è legalità senza sviluppo) ci manca lo sviluppo, e qui entra in gioco la politica, e ce lo consenta: l’amministrazione da lei sponsorizzata fino ad oggi si è distinta solo per aver accumulato milioni di debiti che hanno prodotto solo fumo.
La buona politica appunto, caro Senatore, quella che dovrebbe creare sviluppo , quella basata sulla trasparenza e non quella delle stanze chiuse dalle quali sono i cittadini ad essere lasciati fuori. Quella politica che ha sempre fatto finta, perfino quel giorno durante il comizio, di non vedere l’indifferenza e la distanza di un popolo rispetto al proprio Sindaco, quell’ amministratore che continua a chiederLe un intervento per sanare un dissesto da lui causato e nel contempo chiede l’impegno per la realizzazione di megaopere.
Sempre in attesa di un pubblico incontro, da Lei non concesso dopo il comizio a Tortorici, affinchè si possa dialogare con quella società civile che ha posto i propri volti sotto i cartelli senza se e senza ma; chiediamo di poter accogliere a Tortorici la massima istituzione politica in merito, la Commissione Antimafia, poiché a nostro parere è l’ unico interlocutore politico accreditato, in quanto non riferibile a singoli partiti o fazioni. Quindi con la certezza che non si possa lasciar spazio a strumentalizzazioni, che permettano il perpetrarsi di una mala politica oscurata dai gravi fatti accaduti.
“…La mafia è quindi un fenomeno di classi dirigenti.” (Pio La Torre, Relazione Commissione Antimafia 1976)