C’è anche il messinese Cateno De Luca tra i tredici ex capigruppo dell’Assemblea regionale siciliana, indagati per peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette ‘spese pazze’ e per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio al Gup Riccardo Ricciardi. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci, e dai pm Sergio Demontis, Maurizio Agnello e Luca Battinieri.
Per altri 45 tra ex deputati e attuali parlamentari è stata chiesta l’archiviazione, tra cui spiccano i nomi del sottosegretario Davide Faraone, del Presidente Ars Giovanni Ardizzone, dell’ex deputato Bernardo Mattarella.
Per altri 40 politici circa l’inchiesta continua perché la Procura ha ritenuto che le spese dei partiti fossero finalizzate a spese personali.
La richiesta di rinvio a giudizio riguarda gli ex capigruppo Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Francesco Musotto, Rudy Maira, Nicola D’Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco, Innocenzo Leontini, Cateno De Luca e Cataldo Fiorenza. Ma anche per Salvo Pogliese, ora europdeutato Ppe, De Luca e Leontini hanno chiesto il rito abbreviato.
La Procura di Palermo, lo scorso anno aveva chiuso le indagini sugli ex capogruppo dell’Assemblea regionale siciliana indagati per peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle ‘spese pazze’ dell’Ars, che l’anno scorso creò scalpore in tutta Italia.
“L’assenza di un obbligo di rendicontazione non esime dall’obbligo di giustificazione delle spese”, hanno detto i pm riferendosi in particolare a Marianna Caronia e a Francesco Musotto, che hanno contestazioni legate alla mancata giustificazione delle spese. Per gli altri imputati, i pm sostengono che le spese non avrebbero natura “istituzionale ma privatistica” e quindi tutte le condotte integrano il peculato.