Messinesità #adminchiam – i giovani e i progetti ingolfati

di Simone Bertuccio – Questa è la storia di una città e dei suoi ragazzi che, quando vengono messi in condizioni di potersi rendere utili con lo Stato che dà loro una mano, riescono ad essere contenti per come il loro lavoro sia stato remunerato e riconosciuto a dovere.

Già, come sarebbe bello se fosse davvero così. Non credete? Non sarebbe magnifico se tutto funzionasse in modo lineare, preciso? Se chiunque avesse aderito, per esempio, al progetto “Garanzia Giovani”, si fosse visto accreditare sul proprio conto i frutti del lavoro svolto in modo regolare, puntuale e organizzato; se la serietà con cui la/il giovane di turno ha svolto il proprio tirocinio fosse stata debitamente ripagata come da contratto; se la/il giovane di turno non avesse dovuto chiedere ai genitori, ai nonni, a parenti vari, di aiutarlo con le spese per lo spostamento dalla sede di lavoro al proprio domicilio ogni santissimo giorno per sei mesi perché il pagamento non sarebbe arrivato puntuale e quindi non vi sarebbe stato alcun rimborso spese – ma guai a mancare un giorno perché poi te lo sottraggono dalla paga – ; se la/il giovane di turno non avesse dovuto bussare regolarmente alla porta di questo o quell’altro ufficio del lavoro in attesa che gli venissero date informazioni circa dei soldi che gli spettano; se alle parole pompose di un Primo Ministro che loda tale progetto, esistesse una veridicità pratica circa l’effettiva efficacia dello stesso; se dopo aver impiegato tempo e soldi – i propri –, fosse esistita davvero la possibilità di poter proseguire un percorso lavorativo – il fine più importante dello stesso progetto Garanzia Giovani –; insomma, quanto sarebbe bello se andasse tutto così?

Ma non è così che va. Benché sia un progetto nato da uno Stato che affonda le sue radici costituzionali in leggi come “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” ma – continuo io – “se il lavoro te lo do io, dipende”.

Tuttavia non è di questo che volevo parlarvi oggi. Si parla sempre di un Progetto – un po’ meno grande – ma pur sempre organizzato e promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, quindi dallo “Stato”. Di cosa stiamo parlando? Degli eventi “GiovaneME” e “Giovane ME: Our Voice – Our Space” organizzati all’interno del progetto “Gioventù al lavoro – Youth a Work”.

Tali progetti si sono svolti niente popò di meno che a Maggio 2015, più precisamente i giorni 15, 27 e 28. Tutti gli addetti ai lavori – giovani studenti e non –, si sono prodigati con tanta passione, hanno fiutato la possibilità di rendere importante un progetto finanziato dal Governo centrale che desse, sia la possibilità a dei giovani, appunto, di poter lavorare, sia che questi stessi giovani lavorassero per la propria città, attraverso l’organizzazione di eventi culturali, seminari, workshop, convegni. Rendersi utili per la propria città, per la propria comunità. Favoloso!

Impieghi tempo, soldi – sempre tuoi come per Garanzia Giovani –, ci metti passione, scrivi su un foglio il tuo codice IBAN, ti viene detto che i pagamenti avverranno a breve dopo la conclusione di tutto il progetto.

Sta di fatto che, da un anno a questa parte, nessuno dei ragazzi e addetti ai lavori partecipanti al progetto è stato pagato.

E questa è sinceramente una immensa vergogna. E lo è anche il fatto che nessuno, tra gli “alti papali”, si sia mobilitato a dovere – ricordiamo che l’intero progetto è stato sponsorizzato dal Comune di Messina e dall’Università di Messina – per far sì che chiunque avesse partecipato al progetto avesse le dovute spettanze.

Ci si potrebbe chiedere: ma con chi possiamo prendercela? Con il Comune? Con l’organizzazione del Progetto? Con la Presidenza del Consiglio dei Ministri? Con il Conclave del 2013?

Solitamente, attraverso servizi televisivi, rubriche giornalistiche, inchieste giornalistiche, ci si imbatte nel disinnamoramento dei giovani verso la politica, verso le Istituzioni. Ci si chiede perché e sovente, grandi matusa in giacca e cravatta, ricercano la risposta in problemi storiografici, sociali.

Ma cosa volete che sia? Stiamo parlando di poche centinaia di euro per ogni addetto al progetto. Così come per Garanzia Giovani. Anche lì, quanto sarà la remunerazione? Poche migliaia di euro? E davvero vogliamo usare paroloni, rischiare di rasentare la demagogia, per questi argomenti triti e ritriti? Vogliamo davvero diventare i nuovi paladini dei giovani lavoratori? Vogliamo davvero esagerare una questione che, davvero, avrà causato qualche problema, ma non è poi la fine del mondo? Suvvia.

J.F.KennedyQuando penso a tutto ciò, a me la demagogia piace farla con le parole di altri. Sapete com’è, quando utilizzi parole importanti dette da uomini di spessore – ovviamente contestualizzandole attentamente –, qualcuno che aveva già imbracciato la forca cercando di tacciare gli altri di “Populismo”, si rimette al proprio posto.

La demagogia la faccio con una frase importante che J. F. Kennedy disse durante il discorso inaugurale: “Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese”. La ricordate, no? Anche questa frase, trita e ritrita, è stata probabilmente utilizzata per sponsorizzare dai solventi per il bagno agli omogeneizzati.

Ma adesso parliamoci chiaro. Un cittadino può essere auto-critico quanto si vuole ma quando è lo stesso Stato che promette, firma e non dà, cosa altro ci sarebbe da fare per Lui?

Tutto si sta ingolfando come una Vespa del 68. In questi mezzi d’epoca della Piaggio, il carburante dovevi miscelarlo tu: tanto olio per tanta benzina. Poi, a freddo, quando non partiva, “tiravi l’aria” ma bisognava fare attenzione: lasciarla “aperta” per lungo tempo avrebbe fatto sì che il motore s’ingolfasse.

Ecco: di aria ne è entrata e ne abbiamo sentita troppa.

E di soldi, dopo un anno, ancora nulla.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it