I tortoriciani stavano riorganizzandosi, con un “nuovo” boss, che dopo gli ultimi arresti era diventato riferimento per le giovani leve sul territorio. Il suo nome è emerso nel corso delle prime intercettazioni: Antonio FORACI detto “U calabrisi”.
L’uomo già noto alle forze dell’ordine e organico dei BONTEMPO SCAVO, nella gestione del clan era affiancato dalla moglie Calogera Rina COSTANZO, dal figlio Cristian (nella foto a sx) e dal sodale Giovanni MONTAGNO BOZZONE che operava sul territorio, mantenendo saldi contatti con altri appartenenti alla medesima associazione mafiosa, sia in libertà (come Giuseppe SINAGRA detto “finestra”) che detenuti (come Massimo Salvatore ROCCHETTA Massimo), portando a termine estorsioni in danno di commercianti ed imprenditori.
Dalle indagini è emerso il legame con la potente famiglia NIRTA – STRANGIO della ‘ndrangheta calabrese: un ponte fatto di interessi criminali, legati soprattutto al traffico di sostanze stupefacenti.
Una “educazione al crimine” che esercitava soprattutto nei confronti del figlio Cristian, che dal canto suo vuole dimostrare al padre il suo spessore criminale, e durante un colloquio intercettato si vanta che, durante la detenzione del padre, ha costretto un commerciante a corrispondergli la somma di 1.000 euro.
In un’altra intercettazione, dopo un rifiuto di pagamento, si sente Antonio Foraci dire al figlio di recarsi nuovamente presso quell’attività commerciale e dargli un vero e proprio ultimatum “gli devi dire: fino a stasera ho tempo, poi non ne ho più”.
Alle minacce seguivano gli attentati: padre e figlio infatti, se il commercante esitava, prendevano di mira l’auto. Pressioni e intimidazioni che alla fine avevano effetto ed il commerciante consegnava la somma di denaro richiesta.
Le estorsioni, consumate o tentate, consistevano sia nella materiale dazione di denaro sia nella richiesta di attività lavorative per i familiari.
Fino all’operazione di polizia, che oggi ha inferto un duro colpo all’intera organizzazione.