Non un gesto simbolico ma concreto quello che compiono i due consiglieri eletti tra le fila di Cambiamo Messina dal Basso e che poi hanno lasciato il gruppo in supporto del sindaco. Il gruppo, non la causa che è stata appoggiata da quanti hanno sostenuto il progetto di cambiamento presentato da Accorinti, sia chiaro. Loro vogliono sia chiaro. E a ben guardare l’aula gremita di amici e sostenitori dei due fuoriusciti sembra che il messaggio sia arrivato forte. “Vedo qui tante persone che conosco. Gente che ha abbandonato l’esperienza Accorinti perché lui ha traditi quegli ideali che ci avevano uniti”, tuona Nina Lo Presti che ribadisce con fermezza l’inopportunità di restare al proprio posto. E lo fa proprio in quell’aula nella quale per tre anni lei e il collega Gino Sturniolo hanno urlato, combattuto battaglie e avanzato proposte spesso inascoltate. “Avevamo chiesto di poter occupare la sala Falcone e Borsellino per questa occasione visto che siamo tutti sindaci, come dice lui, ma alla fine Renato si è appellato al regolamento ed eccoci qui”, racconta. “Volevamo la sala giunta perchè è lì che è iniziato il nostro percorso amministrativo, la nostra esperienza amministrativa, i primi incontri”, le fa eco il collega.
Nessun alibi, nessuno sconto: non perché c’è chi fa male allora si è autorizzati a non far bene; non perché c’è chi commette illeciti in seno o parallelamente all’attività politica ci si deve accontentare di aver torto; e “se David è in carcere questo non significa che Accorinti sia un buon amministratore”.
Insomma non un appoggio a chi si dice onesto solo perché lo scenario politico è desolante.
“Non è più utile restare, si rischia di galleggiare per altri 2 anni, con gli atti finanziari che arrivano all’ultimo minuto”, commenta Sturniolo che a fare la parte di chi arriva a fine mandato per poi giocarsi, in campagna elettorale, la carta del “noi lo avevamo detto”, non ci sta. “La disputa ormai è solo sul fatto che il voto è libero, una cosa che dovrebbe essere un presupposto”.
Una frecciata alla neogiunta, quella che il sindaco ha ribattezzato 2.0. “Quelli non sono i sostenitori di Accorinti della prima ora: nè Signorino, nè De Cola o Mantineo, nè Cacciola. Ormai Accorinti non sa doe va, è ubriacato dalla voglia di stare sulla scena, lo porteranno a sbattere“.
Oggi l’addio che rimbomba tra le mura di Palazzo Zanca è solo il loro, degli altri 19 che dovrebbero/potrebbero far crollare l’intero consiglio non c’è traccia. La proposta di Zuccarello richiedeva forse più tempo per essere attuata. Ma davvero bisogna aspettare ancora dopo ben tre anni? È evidente che c’è e ci sarà sempre chi va avanti a spot, ma oggi scopriamo qualcosa di nuovo e sorprendente: che c’è anche chi si dimette davvero.