Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Tonino Cafeo, giornalista e attivista del movimento Cambiamo Messina dal Basso, che interviene a seguito delle dimissioni dei due ex compagni di movimento, tracciando un bilancio amaro. Una voce della sinistra messinese che riportiamo integralmente.
“Verso la fine dell’estate del 2014 io e Gino Sturniolo andammo a una festa di Rifondazione Comunista in un paese dell’entroterra siciliano, dove lui era invitato, in qualità di consigliere comunale “di movimento”, a parlare della esperienza di governo degli enti locali siciliani vista da sinistra. Era il tempo della prima discussione dissesto Vs piano di riequilibrio a Messina e Gino alla festa svolse il suo tema senza eccessive sbavature, ma, dopo cena, mentre ce ne stavamo per tornare a Messina, mi fece una confidenza a cui li per li non diedi un peso eccessivo. ” La crisi”, mi disse più o meno,”non si governa. Renato farebbe bene a dichiarare il dissesto e poi guidare la piazza contro le politiche neoliberiste che a quel punto i commissari di governo imporranno alla città senza sconti. ”
Qualche settimana dopo questa conversazione serale Gino Sturniolo e Nina Lo Presti lasciavano Cambiamo messina dal basso e approdavano al gruppo misto del consiglio comunale di Messina. Da allora è stata una china costante. I due hanno impegnato le tutte le proprie forze in un’opposizione che da questioni e circostanze precise si è estesa diventando mano mano che il tempo passava sempre più pregiudiziale nei contenuti e feroce nei toni.
I due consiglieri in questi due anni hanno raccolto le simpatie di un’area -sempre più ristretta in verità- di estrema sinistra ma soprattutto quelle del coro dei media interessati alla costante demolizione dell’immagine pubblica e della dignità politica di Renato Accorinti e della sua esperienza.
Le loro fughe in avanti poco hanno prodotto -almeno da ciò che si vede- in termini di costruzione di una comunità politica in grado di porsi come alternativa allo stato di cose presenti, hanno anzi contribuito a demolire, con una furia degna di miglior causa, proprio quanto si stava e si sta provando a costruire in direzione ostinata e contraria nella città in cui l’esperienza politica maggioritaria è passata disinvoltamente dal Verminaio degli anni novanta alla Matassa odierna.
Grazie a loro si sono consumate fratture che oggi sembrano insanabili, sono morte relazioni umane che avevano retto ad urti anche peggiori, sono esplosi partiti e associazioni. Un deserto relazionale da cui l’unica cosa che emerge sono le monadi compiaciute di sé stesse e dall’avere ragione da sole.
Tutto il contrario di ciò che ci si aspetta da donne e uomini di sinistra, che dovrebbero saper distinguere il tempo della critica e quello della costruzione e dovrebbero impegnarsi, nella carenza di punti di riferimento credibili, in un lavoro di tessitura, di ricostruzione di tutto ciò che è stato saccheggiato e devastato.
Per questo motivo personalmente resto basito di fronte agli elogi sperticati che i due stanno collezionando dopo l’annuncio delle dimissioni dal consiglio comunale. Fossi in loro mi chiederei perché essi sono così tanti e così trasversali. Ma probabilmente l’interrogativo non li sfiora. A loro basta esibire le mani nette sulle macerie di Messina, dimenticando il monito di Don Lorenzo Milani che osservava come fosse “inutile avere le mani pulite se poi si tengono in tasca “.
Ma la sinistra di Gino Sturniolo ha in uggia don Milani. Vive nella fuga dalle responsabilità e nella retorica dell’antagonismo e delle barricate perlopiù immaginarie. E di fronte all’affermazione di Luigi de Magistris che mette al primo posto fra i risultati del proprio buon governo il risanamento del bilancio fa spallucce o tuttalpiu’ scaricabarile, unendosi al coro di chi grida “incapaci incapaci” ma poi non fa nessuno sforzo per trovare una soluzione credibile e praticabile ai problemi.
La sinistra che dobbiamo costruire noi, invece, non si illude di aggirare gli ostacoli con le scorciatoie retoriche e affronta le questioni legate alla vita delle persone con gli strumenti che la politica e la legislazione mettono a disposizione, con la pazienza del bruco che sa di dover essere una brutta crisalide prima di trasformarsi in farfalla.”