Conti alla mano sembrerebbero i più coerenti di tutti Carlo Cantali e Giuseppe Santalco, eletti nella lista Felice per Messina e rimasti, fino ad ora, al loro posto. Ma dietro quell’insegna c’è altro: un passaggio dal Pd a Forza Italia, come dire “da Genovese a Genovese”.
Ma andiamo per gradi perché, è vero che l’assetto dell’Aula è totalmente stravolto dall’origine di questa consiliatura però, vanno valutate le circostanze caso per caso. In principio fu il Pdl che, causa scisma Silvio-Angelino, si divise in Ncd e Forza Italia 2.0: nel primo gruppo confluirono soltanto in due, Nicola Crisafi (vicepresidente del consiglio) e Daniela Faranda.
I ritrovati azzurri furono Pippo Trischitta (ex Aenne che, oggi, sembra muoversi in direzione Fratelli d’Italia, per unirsi alla neomeloniana Elvira Amata), Pierluigi Parisi e Giovanna Crifó.
I due giovani eletti tra le fila di SiAmo Messina, lista in supporto del candidato sindaco del centro destra Enzo Garofalo, Fabrizio Sottile e Piero Adamo, hanno preso strade diverse (ammesso siano mai stati politicamente o concettualmente vicini) : il medico scelto come capogruppo ha deciso subito di dare il benservito all’onorevole che lo aveva fortemente sostenuto fino all’arrivo a Palazzo Zanca, e ha scelto di non seguire il suo riferimento (confluito nel Nuovo CentroDestra) ma di unirsi ai neoforzisti. Ad Adamo è spettato un destino diverso: una profonda vicinanza politica all’onorevole Meloni -vecchia di decenni, risalente ai tempi di Azione Giovani- lo porta fino all’assemblea nazionale del partito che, però, oggi, vede altri riferimenti sul territorio.
Presto snervati da una linea di condotta differente da quella propugnata in campagna elettorale, intanto, Nina Lo Presti e Gino Sturniolo abbandonano il gruppo di Accorinti lasciando sole le colleghe Ivana Risitano e Lucy Fenech.
Al misto passa anche la democrat Antonella Russo (eletta nella lista dei Progressisti Democratici) , oggi rientrata tra le fila del Pd in veste di capogruppo, in compagnia di Claudio Cardile e Pietro Iannello.
Prima di lei, quel posto fu occupato da Paolo David – oggi sospeso direttamente dal Prefetto, a seguito dell’arresto di qualche giorno fa nel merito dell’operazione Matassa– poi spostatosi in Grande Sud (alias Forza Italia – area Miccichè) insieme con altri Francantoniodipendenti come Benedetto Vaccarino, Donatella Sindoni e Daniele Zuccarello. Quest’ultimo, proprio ieri, dopo appena qualche mese dall’adesione al nuovo gruppo, ha annunciato il passaggio al misto, con una lunghissima nota-spot nella quale afferma di volersi concentrare solo sul suo progetto, Missione Messina. Sua ex compagna di ventura ma su posizioni diametralmente opposte pressoché da subito rispetto a lui è Simona Contestabile, rimasta formalmente tra gli scranni dei Progressisti Democratici insieme con Francesco Pagano e Nicola Cucinotta -entrambi ex Pd-.
L’Udc, tranne che in unico caso, per il resto mantiene pressoché intatta la propria originaria composizione che conta sempre i soliti Mario Rizzo, Franco Mondello, Andrea Consolo, Mariella Perrone e l’outsider Libero Gioveni. Unica nota di diversità è il passaggio di Carmelina David a Grande Sud ma non fa poi tanto rumore.
I piccioliani rimasti orfani prima di Carlo Abbate e ora della loro capogruppo Elvira Amata, sostituta dal lealissimo Nino Carreri, mantengono Rita La Paglia, Santi Sorrenti, Nino Interdonato vicepresidente del consiglio, al tavolo seduto di fianco alla first lady in aula, Emilia Barrile, ieri Pd oggi Forza Italia.
Ammutinamenti vari da parte dei consiglieri crocettiani, passati dal Megafono ad altre realtà: è il caso di Nora Scuderi -oggi Felice per Messina-, Pio Amadeo spostatosi in Sicilia Democratica, Pippo De Leo oggi al gruppo misto.
Unico Highlander rimasto è Angelo Burrascano.
Dunque, se è vero come è vero che tra voti irragionevoli, qualche opposizione ex ante della prima ora, scandali vari e a vario titolo, Gettonopoli, Matassa e transumanze genovesiane la composizione del consesso è stata stravolta, è lapalissiano come tra i banchi di quell’aula non vi sia affatto lo specchio di quanto i messinesi hanno scelto nel 2013. Un consiglio già abbondantemente delegittimato dai fatti, in cui anche “i buoni” perdono, se non la sedia certamente la credibilità. (@eleonora.urzì.mondo)