Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del Gip Vermiglio e del Pm Accolla il ginecologo Giovanni Cocivera (assistito dall’avvocato Nicola Giacobbe) e il primario di Rianimazione Giuseppe Luppino (assistito dall’avvocato Alberto Gullino) detenuti nel carcere di Gazzi dallo scorso mercoledì a seguito del fermo scaturito dall’inchiesta sugli aborti clandestini avvenuti nello studio privato del medico.
Dalle carte dell’ordinanza, intanto, emergono altri aspetti raccapriccianti dell’operato contestato a Cocivera, ex consigliere comunale e primo dei non eletti nella lista capeggiata da Paolo David. Si parla infatti di “materiale organico” recuperato dagli inquirenti “non appena il dottor Giovanni Cocivera lo gettava nel cassonetto dei rifiuti una volta ultimate le interruzioni di gravidanza nel suo studio privato”.
Al vaglio dei magistrati anche l’ipotesi di sottrazione di farmaci dall’ospedale (a cui si aggiungono ulteriori elementi forniti dal dirigente Vullo che già nel 2014 aveva avviato una indagine interna sull’uso della morfina) e sulle somme pagate dalle pazienti che variavano da 750 a 1200 euro.
Uno scenario oscuro su cui pesano le dichiarazioni del manager Vullo a cui è seguito l’attacco dei sindacati.
La vicenda ha riportato l’attenzione sull’Ospedale Piemonte: per Vullo il cruccio di non essere riuscito a chiuderlo (che gli è valso uno scontro con i sindacati), e su cui resta l’incognita dell’accorpamento con l’Ircss Neurolesi.
Un passaggio fermo nelle maglie della burocrazia regionale, contro cui i sindacati proclamato lo sciopero del personale per il prossimo 17 maggio.
“La decisione dello stop – si legge in una nota – è legata alla mancata approvazione dell’Atto Aziendale e della consequenziale pianta organica, unite all’angosciosa attesa della definitiva approvazione della Legge 24/2015 che prevede l’accorpamento del Piemonte all’Ircss, impedendo qualsivoglia attività programmatica”. (@Pal.Ma)