Uccisi rapaci nelle campagne presso Castanea (Messina). A denunciarlo Anna Giordano e Ivano Adami dell’Associazione Mediterranea per la Natura.
«Non sono evidentemente bastati ben 33 anni di campi internazionali, interventi massivi delle forze dell’ordine, per decenni – scrivono i due attivisti – per indurre al silenzio definitivo quelli che erano moniti di stragi annunciate, in barba ad ogni norma».
Eppure una legge che tutela i rapaci e le cicogne e chiuso la caccia primaverile c’è da ben quarantanni.
Ciò nonostante ancora oggi c’è chi ha deciso, “vigliaccamente”, sottolineano i due ambientalisti, di fermare per sempre il volo dei falchi pecchiaioli (nella foto a destra) che in questi giorni attraversano lo Stretto di Messina provenendo dall’Africa dove hanno trascorso l’inverno.
Oltre all’uccisione di questi migratori, Giordano e Adami riferiscono diverse osservazioni di rapaci palesemente oggetto di colpi di arma da fuoco, dal chiaro piumaggio danneggiato, o con zampe penzolanti, inermi (nella foto in basso).
Lo Stretto di Messina, teatro di stragi infinite nei primi anni Ottanta che solo a costo di un’immane fatica e rischi per i volontari furono represse, è ormai riconosciuto universalmente come la rotta migratoria più importante al mondo per ben tre specie di rapaci, due delle quali a rischio di estinzione a livello globale: l’albanella pallida e il grillaio.
Questa rotta migratoria, conosciuta solo dai bracconieri negli anni Ottanta, è ora menzionata in tutti i testi sui rapaci e rientra tra i 28 siti più importanti e affascinanti per l’RSPB (Royal Society for the Protection of Birds), eppure c’è chi ancora oggi uccide questi splendidi migratori per farne inutile trofeo.
I volontari della MAN, che hanno allertato immediatamente carabinieri e Corpo Forestale Regionale, auspicano vengano intensificati i controlli su tutto il territorio provinciale e regionale, reprimendo qualsiasi forma di bracconaggio.
Ma – prosegue la nota della Man – non esiste purtroppo solo il bracconaggio a danno dei rapaci, ma anche quello, in periodo di caccia chiusa, verso specie meno affascinanti, ma ugualmente protette, come le quaglie, la cui popolazione in Europa sta drasticamente diminuendo.
Per la Giordano e Adani, il territorio di Messina è un punto di osservazione privilegiato per fenomeno della migrazione, senza spostarsi per migliaia di chilometri, come devono fare moltissimi appassionati di tutto il mondo. Per osservare i rapaci sullo Stretto vengono ormai ogni anno da diversi paesi europei e dall’America, unico posto al mondo dove si può osservare la rara e bellissima albanella pallida (nella foto a destra) e molte altre specie: ben 38 quelle ad oggi osservate, alcune occasionali, altre frequenti, con il record assoluto raggiunto – in meno di due mesi – nel 2015, con oltre 45 mila rapaci censiti.
Ma adesso questo patrimonio «ha ripreso ad essere funestato da chi possiede solo violenza e arroganza, a scapito di animali che l’Unione Europea impone di tutelare» è la loro amara constatazione.
Ma i volontari continueranno a vigilare – concludono Giordano e Adami – sulle aree interessate da questa ripresa delle attività illecite di bracconaggio «con la speranza che sia veramente l’ultima volta in cui si è ucciso – “armato” solo di ali, chi ha il coraggio e la forza di affrontare migliaia di chilometri tra deserti e mari, per vivere, contrariamente a chi approfitta del forte vento di scirocco e usa il piombo e il riparo degli alberi o della casa, per decretarne la morte». (carmelocatania.blogspot.it)