Sono letteralmente quattro gatti gli agenti della polizia municipale e provinciale in questi istanti in sit-in davanti alla Prefettura dove, attualmente sono in corso dei tavoli con i rappresentanti sindacali.
Eppure il problema riguarda tutti e non i pochi che hanno scelto di scendere in piazza per rivendicare diritti propri e dei colleghi. “Più compiti, meno salario a fronte di un organico sempre più ridotto, nessun riconoscimento di ruolo e contratto bloccato. Non è così che si assicura la legalità e la sicurezza delle nostre comunità” queste le ragioni per le quali con Cgil Cisl e Uil, la polizia locale si trova a protestare. Un’indifferenza, quella del Governo, che lascia a se stessa, in abbandono la forza chiamata a vigilare e tutelare il territorio.
Le richieste sono nette: uniformare su tutto il territorio nazionale le condizioni operative; rinnovare il CCNL di riferimento e riconoscere le specificità e peculiarità dei corpi di polizia locale; superare il blocco del turn over; riconoscere e valorizzare il ruolo e le funzioni della polizia locale; tutelare e garantire equità al trattamento economico e alle condizioni di lavoro. Un lavoro che sempre più viene mortificato da chi dovrebbe spalleggiare gli uomini e le donne in divisa: un’amministrazione da cui non di rado non si sono sentiti sostenuti (vedi il caso della tenda di fronte il Rettorato culminata con accuse e denunce tra civili e agenti lasciati soli); stipendi spesso minimi e scevri di spettanze che di diritto i dipendenti dovrebbero avere in busta paga. Ma si parla sempre e solo di arretrati che arriveranno.
Come se fosse ammissibile lavorare con la promessa del “pagherò”. A questo si aggiunga il fatto che il corpo ha più deleghe di un dittatore orientale (tecnicamente spetta a loro fare la qualunque, dalla viabilità alla consegna delle notifiche: e sono pochi, pochissimi),che le condizioni di degrado nelle quali la PPMM si vede costretta ad operare: sotto organico, agenti abili al servizio esterno chiusi negli uffici sin dal primo giorno e over sessanta in strada a fare viabilità e turni di notte; per non parlare poi delle strutture spesso inadeguate (e sudicie) nelle quali gli agenti sono costretti a prestare servizio.
Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Fpl “chiedono al governo di avviare subito il confronto per colmare già nel DDL Sicurezza in discussione, le gravi discriminazioni esistenti su piano delle tutele e dei diritti rispetto alle altre forze di polizia, a partire da equo indennizzo e cause di servizio”, si legge nella nota diramata.
“Quella della Polizia Locale è una vertenza che parte da lontano”, scrivono le federazioni di categoria, “vogliamo l’adeguamento della legge 65/86, vecchia oramai di trent’anni, per tener conto delle reali funzioni che ogni giorno la polizia locale svolge sul territorio”.
“La misura è colma”, rimarcano Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Fpl. “Più tutele, più riconoscimento e rinnovo di contratto per essere sempre più vicini alle comunità che trovano nella polizia locale, il primo e più prossimo presidio di sicurezza e legalità”. Se a questo, già che ci siamo, si aggiungesse anche un richiamo alla responsabilità da parte di chi regge il corpo e governa il territorio, il quadro sarebbe completo.
Ma del resto, se a manifestare sono e restano quattro gatti, lamentarsi nel chiuso delle stanze degli uffici, lascia realmente il tempo che trova. Per la serie “armiamoci e…partite”, la solita logica della delega all’italiana.