Piovono critiche e commenti sulla visita di Totò Cuffaro a Messina di due giorni fa. L’ex Governatore della Sicilia, si è trovato in città per presentare il proprio libro ma, ovviamente, l’occasione non ha richiamato propriamente topi da biblioteca e appassionati di best sellers, di quelli che si incontrano alle varie presentazioni in libreria. La platea della Camera di Commercio era gremita e i volti noti non mancavano, a partire da quelli di parlamentari (Garofalo, Formica, Genovese) e consiglieri comunali.
Tra questi ultimi vi era anche Pio Amadeo al quale gli attacchi social ricevuti dopo la pubblicazione di foto in cui sono immortalati saluti e baci rivolti all’ex presidente della Regione non sono piaciuti. Inutile girarci troppo attorno, la stragrande maggioranza dei riferimenti contenuti nella nota del consigliere sembrano palesemente diretti ad un destinatario su tutti, Enrico Di Giacomo, fotoreporter, da sempre sostenitore dei principi dell’antimafia (e notoriamente vicino al sindaco) che ha documentato in modo certosino la presentazione avvenuta alla Camera di Commercio e della quale sono rimbalzate sul web le immagini. Sul suo profilo (pubblico) sono comparsi gli scatti dell’evento (poi ripresi e condivisi tanto da diventare virali in poco tempo) e alcuni commenti tra cui uno in particolare che sottolinea quella che il fotografo interpreta come incoerenza nell’accogliere con calore Nino Di Matteo (pm in uno dei due processi all’ex presidente per il quale chiese la condanna a 10 anni) e un attimo dopo proprio Totò Cuffaro, tra abbracci e sorrisi. Questo il quadro nel quale si iscrive la risposta di Amadeo, che di seguito riportiamo integralmente.
“In questi due ultimi giorni c’è stato un gran parlare in merito alla presenza di Totò Cuffaro a Messina. Giudizi morali inqualificabili sulla sua persona e su quanti hanno partecipato alla presentazione del libro. E’ stata invocata l’incongruenza di aver attribuito la cittadinanza onoraria a Di Matteo e di aver sostenuto Salvatore Cuffaro nella presentazione del suo lavoro editoriale.
Personalmente ho partecipato all’incontro, ho ascoltato la serenità dell’uomo Totò, ho incontrato amministratori vecchi e nuovi di Messina, della provincia, di altre province, che hanno scelto di esprimere vicinanza e amicizia alla persona e al nuovo corso che la stessa ha scelto di dato alla propria vita”, scrive il consigliere comunale.
“Tutti siamo stati vergognosamente additati come la platea degli amministratori mafiosi, naturalmente, diquellichec’erano prima, pronti a schierarsi a fianco del loro leader appena uscito dalle patrie galere: è questo il messaggio intellettualmente disonesto che la cittadinanza deve acquisire!
Ciò che davvero mi fa credere che ormai siamo una città senza bussola e senza regole etiche è proprio ciò che baldi giornalisti e facinorosi componenti, anche dell’attuale Consiglio Comunale, hanno affermato sui social, al solo fine di distogliere l’attenzione dal baratro in cui la città di Messina è sprofondata, con responsabilità gravi, precise e reiterate da parte dichic’e’adesso, che dovrebbe gestire la rem publicae, con la diligenza del buon padre di famiglia, quando, di contro, non è capace di governare con compiutezza neppure i propri pensieri.
Ricordo a me stesso e, a ciascuno di noi, che la funzione etica della politica dovrebbe essere quella di garantire a tutti opportunità pari, di riconoscere a tutti la dignità, altrimenti, come dice Gherardo Colombo, diventiamo una società verticale, in cui chi sta in alto può e chi sta in basso deve. Promuovere legalità, significa attuare i valori di libertà, responsabilità, diritti e rispetto dell’uomo in quanto tale.
E’ tragico, dover assistere a lezioni di legalità di facciata, di mera forma, emesse dall’alto dell’inconcludenza, da parte di un’amministrazione che agisce con arroganza e non riconosce i diritti fondamentali ai propri cittadini.
Non è sufficiente dare la cittadinanza onoraria al dott. Di Matteo, né passeggiare per le vie cittadine con Don Ciotti, per divenire paladini della legalità, permettendosi affermazioni e giudizi, spiccatamente oscurantisti, sulle persone e sui colleghi. La legalità è un valore che o lo si ha e si incarna o lo si proclama alla Maniaci.
La dignità dell’uomo è un valore supremo, non può essere bilanciato con nessun altro valore, è il criterio di misura di tutti i principi e di tutti i diritti e si sostanzia nel diritto al “rispetto”, sintesi di riconoscimento e di pari considerazione delle persone, in cui si fondono libertà ed uguaglianza. E’ un valore che NON SI ACQUISTA PER MERITI E NON SI PERDE PER DEMERITI.
Comprimere la dignità di una persona, tanto più che oggi proponiamo e cooperiamo in progetti di giustizia ripartiva, di inserimento e reinserimento degli ultimi e qui non parlo solo degli ex detenuti, ma anche dei migranti, etc. equivale ad attenuarne la sua qualità di persona umana, e questo non lo dico io, ma il prof. Gaetano Silvestri, componente della Corte Costituzionale.
Per cui, al di là dei distinguo tra il personale ed il politico, al di là del prendere le distanze e dalla scomunica atea di qualche benpensante, evitiamo gli scandali di maniera e cerchiamo di dare all’evento il significato che gli è proprio, senza ergerci a moralizzatori laddove veramente non ne abbiamo né titoli, né diritti, né, lasciatemelo passare, qualità e meriti”.
Pio Amadeo