Rosy Bindi a Messina per ricordare D’Uva : “la lotta alla mafia è una questione di etica”

“Il problema è prima di tutto morale”, così la presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, questa mattina a Messina per il trentennale dalla morte dell’avvocato Nino D’Uva, ucciso nel 1986. Un omicidio “compiuto per influenzare il Maxiprocesso” in corso nella città dello Stretto, come affermò qualche tempo dopo il pm Italo Materia.

Nei giorni in cui, Pino Maniaci, uno dei simboli siciliani della lotta alla mafia é nell’occhio del ciclone, la parlamentare si pronuncia a riguardo sostenendo come sia ovvio dover attendere il responso dei tribunali in merito alla vicenda. Il tutto, ferma restando l’onta gettata sul movimento antimafia da parte di chi ne ha fatto una questione di professionismo più che di etica.

“Le mafie vanno combattute con la consapevolezza, l’energia e il senso di responsabilità di tutti”, ha commentato l’onorevole Pd. Un distinguo da operare tra la mafia del passato e quella di oggi che ha connotati certamente diversi, connotati che bisognerebbe imparare a conoscere e riconoscere: “Tutti ci dobbiamo aggiornare e capire soprattutto che strumenti sono più adeguati a combatterla. Ritengo sia arrivato il tempo di precederla e non inseguirla”.

Un salto indietro nel tempo oggi, per ricordare, in nome di Nino D’Uva, messinese illustre nonché nonno dell’onorevole Francesco D’Uva -oggi membro della stessa commissione antimafia di cui è al vertice Rosy Bindi- anni bui della storia repubblicana: “ricordare quel periodo significa ricordare le stragi, il sangue per le strade, i tanti morti”, commenta la deputata democrat. “Oggi, forse, quella mafia è stata piegata, non riusciamo a piegare quelle che fanno affari: che uccidono meno perché trovano maggiore collaborazione, connivenza, complicità. Questa è la mafia da combattere oggi”. Una battuta ancora sul caso Maniaci corre l’obbligo di farla, specie in una giornata così calda, nella quale il direttore di Telejato, accompagnato dai suoi legali -Antonino Ingroia e Bartolomeo Parrino- è stato ascoltato dai giudici della Procura a Palermo. “La magistratura faccia gli accertamenti che deve”, ha dichiarato la Presidente,”se si dovessero confermare i fatti contestati e che emergono dalle intercettazioni si tratterebbe di una pagina desolante e deludente per molti che hanno considerato Maniaci come uno dei simboli. Queste cose fanno molto male e una volta accertati i fatti ci vuole massimo rigore dalla magistratura e da chi ha rapporti o relazioni con chi commette errori così gravi”.

@eluemme

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