Discussione oltremodo accesa quella tra Roberto Lisi , direttore tecnico di Messinambiente S.p.A e il presidente del IV quartiere, Francesco Palano Quero che, insieme ai consiglieri del 3° e i colleghi del 4° , stamani si è recato proprio nella sede dell’azienda di Via Dogali. Una protesta, una forma di sit it -o assemblea se vogliamo- ad opera di membri delle collegi circoscrizionali perché “Perche’ non ci stiamo ad essere presi in giro e pazienza non ne abbiamo piu”, scriveva stamani il baby sindaco del centro città’. Dalle 11.00, i rappresentanti dei cittadini hanno scelto di radunarsi proprio dove ha sede la società per chiedere ragguagli ai vertici della partecipata in merito ai problemi di raccolta nonchè “per il mancato riscontro alle richieste successive allo spostamento di alcuni cassoni avvenuto a dicembre e che hanno provocato la protesta dei residenti”, come aveva precisato sul suo wall il presidente democrat. Nessuna risposta era giunta sino ad ora né da Calabrò e co. né tanto meno dall’assessorato competente il cui rappresentante, assessore Ialacqua, era impegnato a Palazzo Zanca questa mattina.
Allora se Maometto non va alla montagna è la montagna che va da Maometto. E se gli animi si scaldano e i toni diventano furenti la discussione degenera. “Non ci siamo approcciati in modo demagogico chiedendo di risolvere la cosa in quattro e quattr’otto”, spiega Palano Quero che abbiamo raggiunto telefonicamente. In effetti a chi non ha buona memoria vale la pena di ricordare che la questione ha origini “antiche”, ed è in discussione già da qualche mese. Quasi cinque per essere precisi. Ci sono stati consigli aperti, la conferenza dei presidenti al cospetto dei capocchia dell’azienda e in tale sede, dopo aver esposto per l’ennesima volta le istanze del territorio, si sono avanzate diverse proposte sul come porre una toppa al disagio.
La situazione è evidente: cassonetti “traslocati”, scomparsi, troppo distanti. Una condizione che non va bene. Ma per Messinambiente, nei rispetto dei crismi dei 500 metri massimo di lontananza dei cassoni, tutto è apposto (che poi la norma vuole ancora si parli di 700 per dirla tutta). Senza tener conto del target della nostra popolazione (ad un’anziana/o cosa chiedi? Di prendere il tram per buttare l’immondizia o di aspettare che lo faccia qualche avventore o parente in visita quando disponibile?) né tanto meno della diversa morfologia della città: ergo nessuna distinzione tra zone pianeggianti e aree in salita, pendenze varie o scalinate eventuali da percorrere per poter gettare la spazzatura. Così non va bene. E dopo mesi e mesi di attesa, oggi, i consiglieri hanno detto basta a nome dei cittadini che rappresentano. Ma a proposito di rappresentanza, a Lisi scappa di bocca un insegnamento urlato in faccia a Palano Quero: il dirigente invita -eufemismo- il presidente del quartiere a comportarsi da istituzione (parafrasando le urla). E il renziano focoso non se lo lascia ripetere “per la seconda volta” -come lui stesso, concitato, replica-.
Uno scontro frontale tra istituzione da una parte e dipendente pubblico dall’altra. Una scena che manda in visibilio la cittadinanza che, in poche ore, ha reso virali i video della lite, portando in trionfo il democratico che ne esce come un leone. Per la serie: tremate i politici sono tornati! (Insomma vuoi vedere che alla fine all’amministratore toccherà ringraziare il dirigente per lo spot personale che gliene è venuto fuori?)
Un vecchio adagio sostiene che con le buone si ottiene tutto, in realtà fino ad ora “non avevamo avuto alcun riscontro”, chiarisce il numero uno della 4^ circoscrizione. Mentre l’epilogo odierno dimostra che il monito non è sempre corretto: infatti, è stato pianificato un immediato sopralluogo per domani -in orario da concordare-.
Vale la pena sottolineare un particolare che c’entra poco con la discussione tra Lisi e Quero ma molto con il concetto di “servizio al cittadino”. “ Il direttore e il commissario ci avevano invitati a salire”, ci aveva raccontato il presidente del quartiere. Ma allora perché la discussione è avvenuta nell’androne del palazzo? Semplice: non ci sarebbe stato modo di far raggiungere gli uffici a Placido Smedile (nella foto), consigliere della 4^ circoscrizione costretto su una sedia a rotelle. Bè, in tutta questa storia non bisogna tralasciare aspetti che descrivono adeguatamente la condizione di disservizio generale in cui versa una città che tutto è fuorché a misura di cittadino (che poi è anche contribuente).
E ancora parliamo di servizi straordinari? Basterebbe una condizione di pura e semplice normalità in cui, in primis, le stramaledette barriere architettoniche venissero giù senza bisogno di proteste e segnalazioni.