di Carmelo Catania – Si è tenuta ieri la prima udienza del procedimento penale a carico dell’ingegner Roberto Cirrincione, dirigente Terna, per la realizzazione del traliccio numero 40 dell’elettrodotto Terna Sorgente-Rizziconi. Insieme a Cirrincione è imputato Simone Dal Pozzo, amministratore della ditta CEIE Power s.p.a., che ha eseguito i lavori.
Coinvolti nel procedimento anche gli architetti Salvatore Scuto e Anna Piccione, rispettivamente ex Soprintendente ed ex dirigente dell’Unità Operativa VII della Soprintendenza di Messina, per avere concorso all’alterazione di bellezze naturali tramite l’omessa revoca dell’autorizzazione rilasciata e divenuta inefficace per via del sopravvenuto Piano Paesaggistico dell’Ambito 9.
Nell’udienza è stata depositata la memoria di costituzione come parte civile dell’Associazione I Cittadini Villafranca Tirrena, assistita dall’avvocato Emanuela Vattemi, che chiede inoltre la citazione del Presidente della Regione quale Responsabile Civile.
Richiesta di costituzione di parte civile anche per l’Associazione MAN Onlus, con il patrocinio dell’avvocato Carmelo Picciotto, insieme ad una richiesta di citazione del responsabile civile individuato nel Presidente della Regione e nell’Assessore ai Beni Culturali, che devono rispondere dei danni procurati dalle condotte dei funzionari.
Ho destato grande curiosità, tra gli avvocati degli imputati, la richiesta di Azione Popolare presentata, presentata, in sostituzione del Comune di Saponara, dalla signora Rossana Giacobbe, rappresentante del Comitato Mamme per la Vita di Saponara, con il patrocinio dell’avvocato Picciotto. L’azione popolare, espressamente prevista dall’Ordinamento degli Enti Locali, consente ai cittadini elettori di un comune di costituirsi in giudizio in sostituzione dell’ente locale quando questo non partecipa al processo.
Non si hanno notizie, invece, della costituzione come parte civile della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Messina, identificata quale parte offesa dal Pubblico Ministero, né della Presidenza della Regione Sicilia quale organo superiore che ne avrebbe la titolarità giuridica.
Era stato un esposto, presentato nel maggio del 2013 da Gianni Mento della MAN, assistito dagli avvocati Nino La Rosa (nella foto) e Picciotto, a dar vita alle indagini che sono sfociate nell’attuale processo.
In quella denuncia era emerso come il progetto di Terna e le relative autorizzazioni (tra cui l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Soprintendenza per i beni culturali e ambientali della Regione Siciliana con nota n. 6018 del 27 giugno 2007 e reiterata con nota n. 6156 del 31 agosto 2009) si pongono in insanabile contrasto con il Piano Paesaggistico dell’Ambito 9 della Regione Siciliana adottato nel dicembre 2009 e pubblicato nei comuni interessati nel gennaio 2010.
Il Piano individua i punti forti del patrimonio paesaggistico peloritano e i livelli di tutela da applicare con i relativi divieti. Individua inoltre, nel Comune di Saponara, un crinale secondario che scende dai Colli San Rizzo a Monte Raunuso passando per il Serro Tondo e lo pone sotto Tutela di Livello 3 con fascia di metri 200+200 ai lati, il massimo previsto, per la particolare rilevanza paesaggistica. Proprio in questo crinale Terna ha già installato uno dei tralicci, il n. 40, e ha proseguito i lavori per l’arredamento e la collocazione dei cavi.
L’esposto aveva portato anche la magistratura a disporre il sequestro del traliccio n. 40. Misura cautelare confermata dal Tribunale del riesame anche se, successivamente, il pubblico ministero Liliana Todaro pur rilevando che permaneva«immutato il quadro cautelare sotto il profilo del “fumus” del reato ipotizzato», riteneva «affievolite le esigenze cautelari, sia avuto riguardo allo stato del procedimento, già in fase di completamento delle notifiche dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, che avuto riguardo alla sostanziale realizzazione dell’intera opera a cui accede il traliccio in sequestro».
Prossima udienza il 27 settembre 2016 per l’esame delle richieste di tutte le parti.
Gli imputati rischiano da uno a quattro anni e un’ammenda. Il Codice Penale prevede anche l’eliminazione del traliccio e la riduzione in pristino dei luoghi. (carmelocatania.blogspot.fr)