“Noi oggi dobbiamo decidere sulle modifiche non sulle regole – che esistono e su cui ho già manifestato delle perplessità-“, così esordisce Pippo Trischitta, in Aula insieme ai colleghi per votare la delibera sulla Iuc. Ormai, tutto è sulle spalle della collettività, “e se hai una villa ma il cassonetto a due km riceverai un trattamento decisamente diverso da chi vive in un monolocale ma ha la campana sotto casa”, per dirla come il capogruppo di Forza Italia. La logica è che se per gettare l’immondizia devi macinare centinaia di metri (dai 700 in su) puoi chiedere una riduzione. D’altra parte se tu (indipendentemente da quali siano le tue possibilità economiche o il valore delle tue proprietà) paghi meno, il costo del servizio in generale mica cambia. E non essendo il Comune (come ente) a coprire il disavanzo, saranno comunque i cittadini (gli altri).
Manca comunque il tariffario che, nonostante vada votato entro il 30 aprile, non risulta ancora neppure redatto dalla giunta.
In aula c’è Luca Eller Vainicher (e con lui il vicesindaco Gaetano Cacciola) ed è il suo faccia a faccia con il consiglio comunale il punto forte. Ma prima di tutto, la presidente Emilia Barrile vuol chiudere il capitolo sull’imposta. Il suo è “un atto di responsabilità nonostante i ritardi siano addebitabili non a noi ma chi produce le delibere”, sottolinea.
Il centro della questione per cui la decisione va presa d’urgenza è l’esigenza di fare cassa. Ventitré presenti, un astenuto, 8 contrari e 14 favorevoli. Delibera passata e, appena qualche istante dopo, arriva Carmelina David, in tempo solo per dire la sua sull’esecutività immediata del provvedimento.
Intanto l’assetto dell’assise non cambia. Finalmente è il momento di fare prendere la parola all’assessore al ramo finanziario. “Pendiamo tutti dalle sue labbra”, bisbiglia rivolto verso la stampa, il presidente della 1^ commissione consiliare, Carlo Abbate. Non è stato dietro alle polemiche in tempo reale il toscano che, dopo varie settimane di assenza da casa, era tornato nella sua città per presenziare al compleanno della moglie “che mi rivendicava”. Eller puntualizza il distinguo tra i fatti e le interpretazioni. “Su ho una serie di amici, faccio parte di un gruppo di legalità e, alle volte, guardandoli mi chiedo che succede nel sud. Io non è che stavo scrivendo a questa realtà ma al mio territorio di origine“. Insomma non eravamo noi i destinatari del suo messaggio. Il tecnico torna sulle parole pubblicate nel suo wall, definendo quanto scritto come una preoccupazione per il meridione che “condivido nel centro nord perchè mafia è un termine internazionale, esiste anche su: dai comuni sciolti per infiltrazione si arriva fino alla borsa di Milano”. Un fenomeno universale che lo preoccupa (torna questo termine in più occasioni) e lo ha preoccupato parecchio, dice. “Potrei parlare molto di economia, dualismo, ritardi. Il costo della corruzione si stima sui 60 miliardi che pesano molto sul Pil italiano”. Si tratta di distorsioni per usare le parole dell’amministratore sotto accusa (perché di questo si tratta). E a lui “interessa ogni distorsione: i costi della burocrazia, la farraginosa situazione che blocca le pubbliche amministrazioni”. La preoccupazione (arieccola!) dell’assessore non è mica storia recente, e infatti, il professionista fa notare come i suoi post sull’argomento siano presenti anche in tempi precedenti alla sua venuta a Messina sui social network. È una questione di “sensibilità”, afferma. Adesso è tempo di contestualizzare.
“Siamo tutti insieme nella stessa battaglia: non è un problema di mafia e antimafia ma capire dove si allinea la distorsione di queste risorse, creando una serie di degenerazioni. Tant’è vero- prosegue la sua arringa di difesa- che nel post ho scritto un messaggio di speranza. Tutto il lavoro che sto cercando di fare è un’attività che metto al servizio”. L’incomprensione tra le parti sarebbe venuta fuori a causa della “biodiversità: io vengo da una terra diversa”. Che non è un modo per dire “vengo da Papalla” (troppo facile leggerla così). “Di questa Messina c’ è solo da innamorarsi ma io sento anche un grido accorato che condivido con voi: un grido che arriva dalla disoccupazione giovanile al 58%, dalle saracinesche abbassate”, e così via… Un grido che forse lascia basito lui perché chi è abituato a stare con i piedi piantati a Messina, certe voci è talmente abituato a sentire da non badarci più.
Ma, diciamoci la verità: quel che non va proprio giù, al di là dei messaggi o delle uscite (decisamente poco felici) in conferenza stampa, è la supponenza che è stata letta nei toni i modi del neo amministratore, colpevole di essersi presentato come un sapientone venuto per bacchettare tutti per tutto. Eller questo lo sa e proprio su ciò fa un passo indietro: “Io ho solo da imparare qui; non vengo a dare lezioni”.
Ecco che ad un tratto esce l’Accorinti che è in lui: ” Non sono contro qualcuno ma con tutti”. Questa l’abbiamo già sentita. Ai consiglieri non piace e nonostante l’assessore chiuda con un netto “ho la lingua dritta, non biforcuta”. Aggiunge anche di avere la valigia sempre pronta e, a ben guardare, sembra proprio che molti dei 40 (se non tutti), si augurino non la disfi.
Il professionista toscano si dice dispiaciuto per quanto occorso e dichiara che si fermerà a riflettere perché lui intende ascoltare tutti.
Chissà che questo intoppo iniziale non risulti essere, alla fine, quel che si può definire “un buon inizio”.
Al di là di ogni polemica, quel che resta, sono date e numeri ed è con quelli che assessore, giunta e consiglio, adesso, devono fare i conti (in ogni senso).