Se è vero quant’è vero che spesso i figli ricalcano le orme dei padri, da uno che di cognome fa Genovese non ci si può che attendere la carriera politica. Questi quantomeno i rumors (perché solo questo sono) che riguardano il delfino dell’onorevole Francantonio che, stando ad alcune – quotate – voci di corridoio, sarebbe prossimo alla candidatura per sala d’Ercole.
Figlio di Mr. 20mila preferenze e della di lui consorte, Chiara Schirò, il pedigree del giovane Luigi non è roba da poco: oltre ad avere i geni del noto papà (albero genealogico annesso), nelle vene del diciannovenne scorrerebbe niente popò di meno che il sangue di un Santo.
Infatti, per discendenza materna, il ragazzo che qualcuno dà per possibile futuro deputato regionale sarebbe tra i pochissimi eredi in vita di Padre Annibale Maria di Francia. Insomma: consacrato dal cognome e benedetto dal cielo grazie al prozio della mamma.
Sembrerebbe l’identikit del candidato perfetto per gli elettori democratici cattolici.
Da par suo, Genovese (senior), raggiunto telefonicamente, smentisce categoricamente, ironizzando sulla faccenda che riduce al livello di semplice pettegolezzo. (Domani sarà on line sul nostro giornale l’intervista completa al parlamentare neoberlusconiano).
Per quanto terreno la vicenda “Corsi d’oro” – e tutto quel che ne è conseguito – avrebbe fatto perdere al sempiterno politico messinese, secondo alcuni la realtà è che, smarrito qualche consenso di qua, potrebbe averne raccolto qualcun altro di là (nei berlusconiani della prima ora tanto per cominciare). E comunque, per il parlamentare, ex Pd oggi Forza Italia, qualche centinaio o persino migliaio di voti in meno non sarebbe comunque sinonimo di fajo alle urne, considerato l’immenso appeal che l’avvocato ha dimostrato di avere nei decenni di carriera politica.
Con un processo ancora in via di svolgimento, però, l’ipotesi di ripresentarsi sarebbe alquanto improbabile, almeno a stretto giro di posta. Ma ciò non toglie che il cognome Genovese possa rimanere ancorato agli scranni parlamentari, siano essi romani o palermitani. La candidatura del poco più che adolescente erede sarebbe la soluzione a tutto, secondo i bene informati che danno per certo il passaggio di testimone. Un’abdicazione – verosimilmente temporanea – al trono, almeno nella forma, per lui che resterebbe leader emerito, indiscutibile demiurgo.
Ma si sa, per la scalata al potere, in termini prettamente numerici non servono tutte quelle decine di migliaia di voti sui quali, fino all’ultima chiamata al seggio, Genovese poteva far affidamento. Non andrebbe dunque esclusa una suddivisione di quote (per dirla banalmente) che potrebbe mantenere il cognato Franco Rinaldi all’Ars (salvo non lo attenda un biglietto di sola andata per Montecitorio) e accostare all’ormai navigato onorevole il nipote, studente universitario. Insomma, si tratterebbe di un’ascesa rapida ma non troppo sorprendente, grazie alla quale il rampollo d’oro della Dc della città dello Stretto si garantirebbe, attraverso la nuova generazione, un mantenimento dello scettro che, stando alle recenti trasmigrazioni di consiglieri comunali e di quartiere (nonché della parlamentare Maria Tindara Gullo e, per l’appunto, dell’onorevole Rinaldi), non sembrerebbe aver mai davvero mollato.
Ribadiamo che, ad oggi, Francantonio Genovese riduce l’indiscrezione a mera chiacchiera infondata.
Fantapolitica? Staremo a vedere…
Immagine Luigi Genovese (profilo Facebook – foto pubblica)