Referendum NoTriv: le schizofrenie dei partiti e gli scivoloni del Pd (da Renzi a Carbone)

Non si placano le polemiche sorte già dopo gli appelli di Renzi e Napolitano che sostenevano la posizione del non voto, invitando a disertare le urne (due presidenti) con tanto di commenti illustri e denunce annunciate. I toni si fanno sempre più accesi e i delusi dal mancato successo dell’evento non dispensano chi ha preferito non votare da insulti d’ogni genere.

Già da qualche tempo erano iniziati gli endorsement pubblici e, persino all’interno delle stesse parrocchie, i fedeli prendevano derive diverse. È il caso dell’Udc: Cesa dice A, Casini dice B, Ardizzone dice C, D’Alia dice D.

d'alia Proprio l’ex ministro messinese fa sapere tramite i social che andrà a votare e si esprimerà con un secco no! Qualcuno ha da ridire che così facendo aiuterà a raggiungere il quorum e, non di rado, partono attacchi personali al presidente del partito scudocrociato che, a volte spigolosamente, risponde. Persino per zittire chi è semplicemente colpevole di non pensarla come lui. Touche!

Stesso iter per la famiglia Pd, il cui leader trova il referendum qualcosa da boicottare; ma alle latitudini dello Stretto i comportamenti dei democrat si dividono nei soliti “diversi animi”. 13043552_10208014928665100_8548429486054379758_n Palano Quero fa sapere (con tanto di foto della propria tessera) d’aver fatto il proprio dovere di cittadino, Antonella Russo – che pure al seggio ci va – comunica che il suo è stato un no. Ma la medaglia d’oro va certamente al commissario Ernesto Carbone che commenta il (non) risultato con uno sfottente #ciaone su Twitter, suscitando da una parte il consenso di certi generali (cosiddetti) democratici, dall’altra indignando i sostenitori del referendum e qualche compagno di partito che commenta “questo Pd non mi rappresenta”.

Da Area Popolare-Ncd non pervenute considerazioni da parte del senatore Bruno Mancuso o del deputato Garofalo. Tecnicamente la posizione degli alfaniani dovrebbe essere astensione o voto negativo, nel caso in cui si seguisse alla lettera la linea del partito. D’altra parte, il parlamentare regionale Germanà comunica via social, invece, che a votare andrà e che sosterrà il sì.

Pentastellati e comitati civici vari, da subito, hanno fatto partire campagne informative sui contro delle concessioni fino ad esaurimento. Anche Accorinti, da buon ambientalista (che fu), ha sostenuto il sì, ma senza fare troppo rumore!

Rosario Crocetta

Spostandoci a Palermo, incommentabile Crocetta: nemico giurato delle estrazioni in mare quando conveniva, equilibrista confuso senza posizione netta a metà campagna (quando parla, badateci, spesso e volutamente è meno chiaro del Trap: anche per Re Saro servirebbero i sottotitoli della Gialappa’s), e sorprendente elettore pro abrogazione in zona Cesarini.

Non staremo qui a dirvi cosa avrebbe significato il sì o quali siano stati gli argomenti del no: chi avesse voluto informarsi avrebbe potuto farlo in ogni modo possibile, considerati i tempi che corrono. Diamo per buono che ogni scelta sia stata ponderata.

Nel day after i titoli dei quotidiani sono imbarazzanti: Matteone Renzi parla di demagogia sconfitta e menziona i promotori di questo referendum etichettandone la disfatta come un successo dell’Italia che non ha consentito loro di ottenere un beneficio per interesse personale (da che pulpito). Va considerato che tali promotori altri non sono che alcune regioni, buona parte delle quali governate proprio dal Pd.


Dopo la megagaffe del sempre arguto Carbone, al premier è toccato dichiarare che la soddisfazione è relativa al fallimento di chi ha voluto sostenere il referendum e non mica destinata ai cittadini onesti che hanno esercitato un diritto. Non sia mai. Ha rispetto degli italiani lui (!).

renziPer farla ancora più convincente, al 41enne fiorentino giunto da Palazzo della Signoria a Palazzo Chigi senza passare dal via (pagare il pedaggio, pescare la carta probabilità, attraversare Vicolo Corto e Vicolo Stretto) è venuta fuori una sparatona da ex socialista o compagno marxista -etichetta che vien da ridere a pensare di attribuirgli -: “hanno vinto i lavoratori”. Ah sì? E come? Perché è chiaro anche a chi ha sostenuto le ragioni del no che lo spauracchio disoccupazione imminente in caso di vittoria è stata una delle tante bugie da propaganda, no?

In un giorno come questo, vale assolutamente abbassare i toni, non perdere la fiducia nei diritti o dimenticare i propri doveri e, messe da parte le uscite pubbliche di improbabili leader – social o governativi -, rileggere quanto scritto in questi giorni da Michele Ainis sul Corriere o Enrico Verga su Sole24Ore*. Dopodicchè vale la pena di passarsi una mano sulla coscienza e sperare di poter dire a se stessi di aver fatto il proprio dovere.

Non resta altro da dire… un saluto a tutti… #ciaone (cit.) … (ma porc…%6hr9%…!)

* http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2016/04/14/trivelle-si-trivelle-no-facciamo-due-conti/

 

@eleonoraurzimondo

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