Un tenore di vita che non rispecchiava lo status di disoccupati, e che ha insospettito i Carabinieri. L’attività di famiglia, infatti, era quella di commettere furti nell’hinterland barcellonese e rivendere quanto sottratto alle vittime. Madre, padre e due figli così conducevano una vita agiata in un’abitazione dotata di ogni confort, con tre automobili e due scooter di grossa cilindrata.
I Carabinieri della Stazione di Merì lo scorso autunno hanno iniziato le indagini con osservazioni e pedinamenti durati circa un mese, fino alla svolta arrivata il 16 ottobre 2015 quando i militati dell’Arma hanno perquisito la lussuosa abitazione con l’ausilio del nucleo cinofili.
All’interno dell’appartamento i Carabinieri trovarono, nascosti all’interno di un sottotetto, numerosi oggetti elettronici come macchine fotografiche, telefoni cellulari e utensili da lavoro. Merce, che dopo accurati approfondimenti, risultò rubata. I militari scovarono, inoltre, una modica quantità di sostanza stupefacente.
In seguito alle indagini, nei giorni scorsi, è scattata un’ordinanza cautelare nei confronti della famiglia Trovatello residente a Merì e composta da Antonino, dalla moglie Tindara Cannavò e dai figli Antonino e Gino.
Data la mole di merce rinvenuta è risultata particolarmente complessa l’attività di identificazione dei proprietari della merce che nella maggior parte dei casi è stata denunciata quale oggetto di furto all’interno di autovetture parcheggiate.
Il Giudice del Riesame ha dunque riconosciuto la pericolosità sociale e soprattutto la condotta criminosa dei soggetti indagati, sintomatica di professionalità nella perpetrazione di reati contro il patrimonio, con l’odierno provvedimento ha disposto la misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti dei coniugi Antonino Trovatello e Tindara Cannavò e la misura dell’obbligo di dimora nel comune di Merì con obbligo di presentazione alla stazione Carabinieri del luogo nei confronti dei figli di quest’ultimi Antonio e Gino.