Nel covo la tv è già accesa: tra pochi minuti il figlio di Totò Riina deve parlare. Qualcosa dirà, qualcosa ha da dire.
Proprio un’idea geniale pensare di spacciare 200 pagine vendendole come “memorie” della famiglia e farsi invitare da Vespa. “Bravo Totò – pensava il latitante nella sua poltrona col telecomando in mano – puoi essere orgoglioso di tuo figlio. Nemmeno una parola ha detto. Solo messaggi di speranza per noialtri e qualche parolina giusta per quegl’infami di boccalarga. Bravo Peppuzzo, si vede che c’hai la stoffa del boss come a tuo padre”.
I mafiosi la tv la guardano eccome. Sono sempre i più informati. Hanno un linguaggio tutto loro. Anche Riina seguiva avido i telegiornali, per vedere come la raccontavano quella strage, quell’attentato o come stavano reagendo i politici, che chissà se il messaggio era arrivato forte e chiaro.
Quanti mafiosi, latitanti, ragazzi che stanno iniziando ad avvicinarsi alla malavita, ieri sera erano davanti alla tv. Chi, per esempio in una comunità, li ha visti guardare “il capo dei capi”, sa che tipo di “rispetto” nutrono, sa come sognano di diventare boss e magari finire in televisione, e se sei il figlio di Totò puoi andare anche dal “signor Vespa”.
Oltre la brutta fiction, la peggiore realtà: ieri grazie alla TV di stato Giuseppe Salvatore Riina ha solo mandato un messaggio mafioso attraverso la rete pubblica. Un terribile segnale di forza. Per questo andava impedita la messa in onda. Vespa ha pagato il suo tributo. Ma non sappiamo i termini di questa ultima “trattativa”. (@Pal.Ma)