Tre anni e cinque mesi, questo il tempo che Stefano Trotta, in qualità di rappresentante del Governo, ha trascorso a Messina. Il Prefetto della discordia lascia il timone del Palazzo e va in pensione “dopo 40 anni di servizio allo Stato”. Un mandato attraversato da diversi alti e bassi, specie in relazione al rapporto con l’altra istituzione cittadina, il sindaco, per intenderci. Dopo un primo apparente “volemose bene”, l’escalation di emergenze da fronteggiare, dall’accoglienza migranti a quella idrica dei mesi scorsi, ha posto Trotta e Accorinti in posizioni spesso contrapposte e nettamente conflittuali.
Oggi una comunicazione del diretto interessato illustra le ragioni della sua scelta.
Lettera ad una città che ne ha criticato le prese di posizione e le uscite pubbliche, quando non ne abbia invece apprezzato l’aver esautorato il primo cittadino in un passato recente.
Insomma uno dei protagonisti del film “accorintiani vs antiaccorintiani”, Trotta verrà ricordato come il Prefetto che non scese in strada a salutare il sindaco e rendere omaggio alla Madonna Assunta durante la processione della Vara nel 2014; ma passerà alla storia anche come il santo protettore dei giornalisti, essendosi interessato seriamente e in prima persona delle vicende che hanno riguardato addetti all’informazione minacciati e vessati. Non facili certo questi 3 anni e mezzo di mandato in riva allo Stretto e, se da una parte c’è chi certamente soffrirà il suo abbandono, è innegabile che qualcun altro tirerà un sospiro di sollievo e, maliziosamente non si può non immaginare che, addirittura, qualcun altro ancora stapperà una bottiglia.
Ecco il documento integrale firmato dal Prefetto e diramato stamattina, come ha anticipato alla Gazzetta del Sud, ieri.
“Tra qualche settimana lascerò la guida della Prefettura di Messina, avendo il Ministero dell’Interno accolto la mia istanza di anticipato collocamento a riposo .
L’attuale è la terza sede che negli ultimi nove anni ho avuto l’onore di guidare con l’immutato orgoglio di essere al servizio della Repubblica.
Anche in questa Provincia ho svolto, dal mio insediamento, avvenuto il 4 novembre 2012, le funzioni istituzionali con massimo impegno e completa dedizione, sforzandomi costantemente di manifestare il senso dello Stato democratico attraverso azioni, decisioni e comportamenti volti a realizzare concretamente il rispetto delle regole e il primato della legalità.
Ho sempre perseguito, nel pieno rispetto del principio costituzionale della leale collaborazione interistituzionale, l’obiettivo di instaurare una costante interlocuzione con gli enti locali e con la Regione, intendendo approfondire la conoscenza delle emergenti criticità al fine di agevolare i processi decisionali risolutivi.
Particolare attenzione ho rivolto alle istanze delle fasce più deboli della popolazione, sostenendo con la forza del mio ruolo il riconoscimento della loro dignità di cittadini e la condivisibile richiesta di una sempre maggiore giustizia sociale.
Analogo ascolto ho riservato alle continue richieste formulate dalle rappresentanze dei lavoratori unitamente a quelle datoriali ed alle aspettative delle formazioni sociali.
Costante è stata la determinazione, condivisa con la rassicurante professionalità dei vertici territoriali delle Forze di Polizia, dei Vigili del Fuoco e delle Forze Armate, di garantire il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica .
Certamente il periodo qui trascorso, conclusivo del mio percorso professionale ed altamente significativo sotto l’aspetto umano, resterà indelebile nella mia memoria insieme al ricordo delle tante persone conosciute che hanno espresso innegabili positività.
Voglio ricordare, a tale riguardo, l’emblematica vicenda del fallimento della Triscele s.r.l., azienda produttrice della storica “BIRRA MESSINA”, avviata ad una positiva conclusione grazie alla fattiva pervicacia dei lavoratori. La relativa vertenza era una delle tante problematiche che ho trovato sul mio nuovo “tavolo di lavoro“ appena giunto in questa Provincia. La Prefettura era già impegnata ad agevolare un percorso virtuoso che potesse scongiurare la perdita del lavoro da parte delle maestranze, ma devo riconoscere che grazie soltanto alla indomita determinazione dei lavoratori si è vicini a conseguire l’insperato risultato della ripresa della produzione. Questi bravi lavoratori devono essere presi ad esempio per riuscire a superare il determinismo e la “rassegnazione” che purtroppo contraddistinguono il nostro Meridione sfociando spesso in sterili richieste di assistenzialismo.
Un pensiero speciale non posso non rivolgere al futuro di questo territorio e quindi alle giovani generazioni, ricordando con commozione i tanti ragazzi incontrati sia in occasione delle mie visite ai Comuni sia nel corso dei molteplici eventi organizzati presso il Palazzo del Governo.
Come non ricordare parimenti i tanti volti di giovani uomini e donne qui approdati in questi anni in fuga da guerre e da inaccettabili condizioni di vita ed in cerca di un’esistenza più umana per loro e le loro famiglie.
E’ con questi sentimenti che intendo rivolgere a tutta la popolazione, agli onorevoli Parlamentari, alla Deputazione regionale, agli Amministratori degli enti locali, alle Autorità religiose, civili e militari, ai Rappresentanti dell’Ordine Giudiziario, alle Forze dell’Ordine e di Protezione civile, alle Organizzazioni sindacali e imprenditoriali, ai Rappresentanti del mondo accademico, della scuola e della cultura, alle Associazioni di categoria e di volontariato, agli Esponenti della stampa e degli organi di informazione locale, il mio grato saluto e l’augurio di un avvenire prospero e sereno.” (Eleonora Urzì Mondo – Pal.Ma.)