di Simone Bertuccio – Ho cercato di seguire nel miglior modo possibile quanto sta accadendo tra i consiglieri comunali circa la mozione di sfiducia di qui, di tanto in tanto, si sente parlare. Dico “di tanto in tanto” perché dire “regolarmente” risulterebbe lapalissiano.
Ho cercato, dicevo, in tutti i modi di stargli dietro e ce l’avevo pure fatta, ci ero quasi riuscito. Certo, bisogna informarsi per bene per avere tutti gli elementi per poter analizzare quello che sta avvenendo dentro le mura di Palazzo Zanca, e devo dire che se ci si mette di buona lena si riesce nell’intento di decifrare ogni singola mossa della “partita a scacchi” così come è stata sottolineata da Sebastiano Caspanello in un articolo pubblicato sulla “Gazzetta del Sud”.
Io azzardo un’altra metafora.
Non sono un grande giocatore di scacchi tuttavia possiedo delle rudimentali conoscenze matematiche che mi son rimaste innestate nel cervello dai miei studi tecnici durante il liceo. La partita a scacchi è, in realtà, un’insieme di partite. Ogni singola mossa sviluppa successivamente una potenza numerica di partite sempre maggiore, giocata dopo giocata. Ovviamente spiegato in questo modo il gioco degli scacchi non vi sembrerà affatto chiaro ma non è questo il mio compito. In pratica, durante una singola giocata a scacchi con una qualunque persona, di giocata in giocata si creano sempre partite sempre più piccole dovute alla possibilità crescente di muovere i propri scacchi. Pensate a tanti piccoli universi che si allargano sempre di più ad ogni singola giocata.
Si calcola scientificamente che ci siano più partite possibili a scacchi che atomi nell’universo. Ecco, uso questa metafora per raccontare quello che sta succedendo dentro le mura di Palazzo Zanca. Tutto sempre più ingarbugliato. Partiti che si sfaldano, cambi di casacca tra un partito e l’altro che fanno pensare a quel che fece l’ex calciatore Nicola Amoruso – ad oggi, quello ad aver cambiato più squadre di serie A in assoluto – , accordi saltati, sfiducie depositate dal notaio e ritirate.
Si senton sempre le solite manfrine. Si ha sempre l’ardente desiderio di appoggiarsi alle idee di qualcuno ma mai che si abbia la voglia di appoggiarsi alla propria, di idea. Si contano tante mozioni di sfiducia al Sindaco Accorinti ma in tante occasioni si è sempre aspettato che qualcuno si prendense prima la briga di proporla ufficialmente per poi firmarla di conseguenza. Ma è successo anche che, una volta verificatasi l’occasione e dopo un grande fracasso, le firme utili – sedici – non venissero mai raggiunte.
Ho cercato di anticare la scrittura di questo articolo. Ero davvero volenteroso e l’argomento mi interessava parecchio. Ero in procinto di concludere la stesura della prima pagina che ad un certo punto balza ai miei occhi un aggiornamento che riguarda i Dr di Beppe Picciolo. Ma possibile mai? Ero quasi convinto che la partita a scacchi, già interminabile, si fosse conclusa che ecco un’altra mossa che amplifica – e non semplifica – il divenire di questa faccenda. Sembra quasi di vedere Memento di Christopher Nolan. Sembra non si abbia memoria di ciò che è successo, di quello che si è stati politicamente, di quello che sia stato politicamente un partito, di quello che è avvenuto qualche mese fa quando, per esempio, una mozione di sfiducia fu depositata dal notaio lo scorso 2 novembre. A depositarla però, sempre ed irrimediabilmente nel trambusto più totale, si ridussero in quattro consiglieri. Sembra un po’ come quando, a distanza di anni, si cerca di organizzare la classica riunione tra compagni del liceo per festeggiare o ricordare i vecchi fasti dell’adolescenza. Ci si incontra per strada, si è contenti, ci si organizza e poi, al momento di decidere ora e luogo precisi, ci si riduce sempre a quattro gatti. Ognuno ha pur sempre i suoi motivi, ha sviluppato i propri interessi e, salvo l’eccitazione iniziale, ognuno pensa alla propria vita. Inutile prenderci in giro.
Non sto qui ad elencare quali siano i pregi e i difetti di questa amministrazione. Cerco solo di capire quali siano i meccanismi che stanno dietro all’azione di sfiducia di un primo cittadino e, ripeto, meriti e demeriti scontati, queste manovre non è che facciano presagire nulla di buono. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Il cittadino messinese credo abbia bisogno di chiarezza e non che gli si spieghi cosa sia il “Numero di Shannon”. Certe volte ho come la sensazione che ci si voglia presentare come probabili amministratori di un cantiere bello grande quando non si riesce nemmeno ad organizzare il cantiere messo in piedi per sistemare il giardino.
Possiamo capire bene che, ad oggi, nelle manovre dei consiglieri sfiducianti non è che ci sia molto di chiaro, eh. Ci si rifiuta di firmare una sfiducia quando si ha la possibilità e si riprende in mano quella rispetto cui si era contrari, quattro mesi dopo, ovvero adesso, per metterci sù la propria firma precedentemente negata. Facendo scaturire, a torto o a ragione, la furia di chi quella prima volta la mozione di sfiducia la creò ricevendo, da questi soggetti stessi, picche. Tenendo sempre conto che questi consiglieri promotori originali della suddetta mozione depositata dal notaio il 2 novembre, hanno, a loro volta, cambiato casacca. Io a questo punto però, permettetemelo, faccio un altro passo indietro. Ma questi cambi di casacca, perché? Probabilmente non è questa una sede adatta per poterne parlare ma è mai possibile che ciò avvenga con una semplicità così disarmante? È mai possibile che il voto di un semplice cittadino sia volubile? Può un voto essere volubile? Può essere, al limite, un’idea politica, ma per poterla assecondare dovrebbe camminare di pari passo con la possibilità di poter votare, credo. Sì, credo davvero ci sia poca chiarezza in merito e, di conseguenza, tanta chiarezza non si può pretendere.
Tuttavia c’è, tra i consiglieri, chi punta a far capire quanto sia nobile l’azione di firmare, oggi, una mozione di sfiducia presentata qualche mese fa da un diverso partito. Il problema starebbe comunque nel capire perché non si sia voluta firmare ieri. Certo, le idee possono cambiare; si può cambiare posizione sulle aspettative ma è un mio pensiero quello di credere che quattro mesi siano troppo pochi per essersi potuti aspettare che qualcosa cambiasse, o troppi per capire di essersi sbagliati.
Ed è per tutta questa serie di motivi che credo che, più di una riorganizzazione politicamente coscienziosa e atta a fornire un preciso e nuovo piano amministrativo in sostituzione a quello attuale, si tratti di tanti piccoli processi divergenti e convergenti, un po’ come quanto avviene per il processo della tettonica a zolle o, come già detto, a scacchi.
A proposito: c’è una piccola curiosità sugli scacchi. Nel gioco come lo si pratica adesso la Regina è la pedina più forte. Può muoversi in ogni direzione e può “mangiare” tutti i pezzi. Ma non è sempre stato così. Almeno fino al quattrocento era addirittura debole quanto un semplice pedone. Fu la Regina di Spagna, Isabella, nel quindicesimo secolo, sentendosi offesa dal valore attribuito alla pedina, ad imporre che cambiasse di valore divenendo la più forte. Ve lo racconto per dirvi che, in questo attuale gioco di scacchi a Palazzo Zanca sembri tuttavia ci si mangi a vicenda senza che nessuno abbia un’idea sovrastante, nell’interminabile partita in cui nessuno è vincitore.
E poi venne Crocetta, che si mangiò la Regina, che si mangiò il Re, che si mangiò il fante, e che al mercato mio padre comprò.