di Palmira Mancuso – Rari gesti di vera politica: quella che si studia al liceo classico, quella che non trova spinta nel riconoscimento elettorale, piuttosto nel servizio alla comunità.
E che un’azione così pulita arrivi dallo Stretto, lo si deve a Renato Accorinti che si è chiesto cosa fare per una parte della comunità messinese, che nonostante sia per molti versi integrata e importante per l’economia reale, non ha “diritto” di voto, di rappresentanza: gli srilankesi.
L’arrivo dell’ambasciatore in città non è stata forse la notizia più clamorosa degli ultimi giorni, ma nella storia della vasta rappresentanza srilankese a Messina, e più in generale al Sud, questo sarà un weekend storico.
Non solo perchè il disbrigo di documenti non richiederà esborsi di denaro per raggiungere Roma, ma perchè è stata riconosciuta pubblicamente l’importanza e la presenza di oltre 20 mila cittadini, alcuni qui da oltre venti anni, alcuni che hanno iscritto i loro figli nella nostra Università.
Un tessuto sociale che però resta fuori dalla rappresentanza politica, e che ci interroga sul diritto a sentirsi cittadino, che vede l’Italia tra i paesi più rigidi, e dove ancora oggi si discute in parlamento su una soluzione che combini il cosiddetto ius sanguinis, il diritto di sangue su cui si basa la cittadinanza italiana, e dello ius soli cioè il diritto che si acquisisce per nascita sul suolo italiano. C’è chi vorrebbe introdurre un nuovo parametro per acquisire la cittadinanza in seguito a un certo percorso scolastico (cosiddetto ius culturae).
Ma a noi sembra che i messinesi di Srilanka oggi si sentano meno cittadini di serie B, e ascoltarli dire “il mio Sindaco” riconcilia con quegli ideali che spesso sono sepolti da fiumi di retorica. (@Pal.Ma.)