di Saro Visicaro – Era il 1956 quando nello Stretto comparve una strano uccello. Volava a pelo d’acqua. Veloce ed elegante. Era lo stesso anno in cui un certo Danilo Dolci, giunto in Sicilia dalla lontana Trieste, conduceva uno sciopero della fame contro i pescatori di frodo. Dal Sud si emigrava verso il Nord che stava costruendo la propria ricchezza.
Messina, uscita distrutta dalla guerra, cominciava a svilupparsi attraverso le attività navali. La cantieristica dell’Arsenale militare in primis e una serie di attività collaterali. Nella zona falcata cresceva, nello stesso periodo, una “baracca” di duecento metri quadrati con un centinaio di operai occupati. Avevano cominciato in dieci ristrutturando brillantemente una torpediniera della Marina Italiana che si chiamava “la Bersagliera”. Le commesse aumentarono anno dopo anno e con esse la voglia di non fermarsi più. Merito e fortuna fecero il resto. Il padrone della “baracca” venne a sapere di un progetto ideato da un ex ufficiale tedesco del Reich. Come nelle favole quel tedesco, l’architetto navale Lobau, venne rintracciato ad Arona e invitato a Messina. La sua permanenza in riva allo Stretto durò venti anni. Anni nei quali realizzò quel suo vecchio progetto. La “nave con le ali”.
L’aliscafo che divenne famoso in tutto il mondo. Nel 1956, appunto, fu varata dai cantieri di S. Raineri la “Freccia del Sole” (nella foto in evidenza). Nel 1981, dopo 25 anni, dai cantieri dell’ing. Carlo Rodriquez spuntò una imbarcazione gigantesca, il Superjumbo con 400 posti per passeggeri. La società si ingrandì e differenziò le proprie attività. Dai cantieri navali si passò a vari settori industriali e di servizi.
Con la Snav si lanciò nel settore dei trasporti marittimi mentre nello Stretto crescevano le due società private di traghettamento. Con l’Imsa, industrie meccaniche, si occupò di convogli ferroviari. Accorpò l’Alimar del napoletano Lauro e la Baglietto di Varazze. Entrò nel campo dell’editoria creando la RTP. Divenne un colosso industriale e finanziario che, dopo la morte del capostipite Carlo nel maggio del 1992, rimase in mano ai figli Leopoldo e Riccardo e al genero Mobilia.
L’ingresso di Salvatore Mancuso, la scalata dei Cameli, l’operazione De Benedetti e il giro grosso della finanza portò al naufragio di quello “strano uccello” nato 60 anni fa.
Adesso le mani degli avvoltoi sono pronte a radere al suolo ciò che era un grande sogno industriale. Nessuno oggi celebrerà e ricorderà quel 1956 e i sessanta anni di storia di una memorabile realtà economica.