di Saro Visicaro – Se la questione del diritto all’abitazione si vuole affrontare come questione di ordine pubblico significa che non si è capaci di amministrare una comunità.
Se un assessore dichiara che “un Comune non ha l’obbligo di dare una casa gratis a tutti” farebbe bene a dimettersi subito. E se l’occupazione abusiva di un immobile è reato dovrebbe essere reato anche tenere sfitti gli appartamenti, oppure non calmierare gli affitti troppo cari, oppure praticare mutui insostenibili per la stragrande maggioranza dei cittadini.
Nel nostro Paese oltre dodici milioni di cittadini non hanno una casa di proprietà. Eppure la questione più importante sembra essere quella dell’Imu.
L’amministrazione di Palazzo Zanca, mentre in alcuni casi e verbalmente sembra essere orientata ad agire come una “pastorale sugli stili di vita”, nella realtà agisce allineandosi con gli interessi del blocco sociale dominante. Blocco sociale che è minoritario nei numeri ma fortissimo nella forza di repressione e di gestione dei conflitti.
Dall’inizio di questa vicenda amministrativa la questione dell’abitare sociale non è mai stata considerata prioritaria. Non è stato avviato nessun progetto e nessuna idea per mettere ordine nella questione delle “politiche della casa”. Se il costo medio mensile per affittare un appartamento supera il 74% del reddito familiare significa che siamo oltre l’emergenza. Ormai non è più una questione che riguarda i ceti poverissimi o l’ambito del precariato in generale, il dramma abitativo è diventato un problema anche per quella che veniva definita una volta come classe media. Oltre naturalmente gli anziani i migranti e gli studenti fuori sede.
Ed allora prima di affrontare con la forza o la furbizia la questione delle occupazioni si abbia la capacità di dialogare con l’Istituto autonomo case popolari e con il suo patrimonio inutilizzato. Si denuncino i comportamenti illegali della burocrazia regionale nelle vicende dei finanziamenti alle cooperative per edilizia agevolata. Un bubbone dove si nascondono veri e propri comitati d’affari. Si avviino programmi e progetti di autocostruzione di miniappartamenti concedendo parte dell’immenso patrimonio comunale abbandonato e colpevolmente neppure censito. Insomma si creino almeno le premesse per politiche abitative sostenibili. Se si è capaci.