Un’aula spoglia quella che ha accolto il Presidente Crocetta e parte della deputazione regionale oggi a Palazzo Zanca per discutere di riforma portuale: molti gli assenti, alcuni dei quali “annunciati”, come nel caso del gruppo Udc che ha disertato in massa l’incontro.
Una “passerella”, così l’hanno chiamata, a cui gli scudocrociati si sono intenzionalmente sottratti.
Un intervento a testa per i capigruppo -tutti più o meno allineati sulla falsariga della rivendicazione di autonomia di Messina-. E’ la tempistica che lascia a desiderare: lo ricorda senza troppi giri di parole Daniele Zuccarello che affronta di petto i suoi interlocutori regionalie in special modo il Governatore reo di aver fatto troppe promesse e averle puntualmente disattese: “Se questo è il suo interesse per la nostra città, aspettiamo ancora un altro anno -ovvero sia la fine naturale del mandato presidenziale-. Preferisco che Messina lei la lasci in pace se questi sono i risultati”.
Pippo Trischitta punta il dito sulle assenze eccellenti di Giovanni Ardizzone, Gianpiero D’Alia e Vincenzo Garofalo.
Quest’ultimo, stando ai rumors di questi giorni, sarebbe tra i papabili per la nomina di numero uno dell’ AP che si andrebbe a costituire. Ma, sino ad ora, il parlamentare messinese, vicepresidente della commissione trasporti della Camera, non ha commentato le voci che lo vorrebbero nella rosa dei favoriti.
Secondo il capogruppo di Forza Italia: “Rientra in quell’accordo di Area Popolare, di Ncd di sacrificare Messina per un posto alla presidenza dell’Autorità Portuale”. Dal canto loro, gli alfaniani presenti spingono il Governatore, per bocca della capogruppo Daniela Faranda, nella direzione della difesa della governance della città sul suo Ente portuale. E l’onorevole Nino Germanà ricorda, durante il suo breve intervento, di aver sostenuto sin dalla prima ora questa posizione, pur entrando in contrasto con il predecessore dell’attuale ministro Delrio, Maurizio Lupi, uno dei generali Ncd, nonostante la comune appartenenza al partito.
Il deputato regionale Giuseppe Laccoto propugna la creazione di un fronte comune che veda sulla stessa barricata il consiglio comunale messinese, la deputazione, i membri della IV commissione dell’Ars e il Governo regionale. Dall’assise messinese dovrebbe venire fuori un “documento preciso e unanime” consiglia il parlamentare Pd che ribadisce la visione del suo partito: “dobbiamo riaprire un discorso che non è totalmente chiuso”. E infatti i giochi non sono ancora fatti del tutto: c’è ancora modo di intervenire e questo dovrebbe avvenire tramite l’intervento del Presidente, la cui posizione non sarebbe stata presa in considerazione da Roma nella formulazione del disegno di riforma dei porti. “Se dobbiamo dare atto che le decisioni sono prese al livello europeo e nazionale non possiamo però non tener conto di alcuni fattori: in primis Messina è porto comprehensive e ha numeri che non si possono ignorare e poi non va sottovalutato il fatto che Gioia Tauro è totalmente controllato da una società privata” afferma Antonella Russo la cui preoccupazione principale orbita attorno alla questione bilanci.
La capogruppo democrat auspica la possibilità che si riveda il numero delle AP possibili, considerandone una 16^ “più piccola” che interessi le due realtà a ridosso dello Stretto. Ma nel caso in cui la strada non fosse ancora percorribile “quantomeno facciamo in modo che chi produce più soldi possa avere il giusto controllo dei bilanci”.
“E’ essenziale riconquistare un ruolo baricentrico come autorità portuale”, afferma Peppuccio Santalco che si dice propenso sia ad un intervento politico in sede di conferenza Stato Regioni da parte del Governatore che ad un ricorso alla Corte Costituzionale: “A patto che cerchiamo di riottenere la centralità nell’area dello Stretto”.
“Una procedura illegittima e incostituzionale” quella portata avanti dal Governo centrale per Rosario Crocetta che ammette: “Se anche la ritenessi vantaggiosa la dovrei contestare perché sono state violate le autorità della Regione”. Il leader de Il Megafono sostiene l’importanza di mantenere a Messina lo scettro decisionale o, in alternativa, ipotizza la nascita di un consorzio formato da due autorità portuali indipendenti tra cui, ovviamente, quella di Messina-Milazzo.
“Ma dove siete stati in questi 18 mesi?”, chiede retorica Simona Contestabile che attacca trasversalmente quanti al tavolo dei relatori e che, per un verso o per un altro, sono a fianco di chi questa riforma ha messo in cantiere. Un tardivo risveglio dell’interesse è quello che scorge Lucy Fenech: “Perplessità sul repentino risveglio su un tema che si porta avanti da anni. Nell’agosto 2014 erano tutti d’accordo, oggi Gioia Tauro è un mostro. Non si può guardare allo sviluppo della nostra città senza guardare allo Stretto e chi sta di fronte. Sono un’ingenua della politica ma mi chiedo come mai si risvegliano tutti oggi?” Per l’accorintiana la questione non è chi governerà l’Authority ma come. E il come è fondamentale perché pone al centro della questione il fattore economico: da una parte un ente in attivo (il nostro), dall’altro uno decisamente in deficit (Gioia Tauro).
Più che una soluzione per Messina e Milazzo, quella paventata dalla riforma sembrerebbe un “concorso di solidarietà nei confronti dei porti calabresi che non sono certo in condizioni economiche ottimali”, secondo Crocetta.
“Non dobbiamo parlare in termini polemici e di contrapposizione ma affrontare la situazione così come si presenta oggi che è radicalmente diversa da come si presentava un anno e mezzo fa”, riflette l’onorevole Filippo Panarello, alludendo al fatto che in prima istanza si fosse illustrato un piano fisso e senza possibilità di variazioni numeriche sulle authorities che il ministro in carica intendeva comprendere nella riforma. Un numero che, invece, è stato opportunamente rivisto. L’ex consigliere comunale e oggi numero uno dei Dr all’Ars, Beppe Picciolo, non manca di tirare idealmente le orecchie ai troppi assenti in aula: un tema così importante per la città avrebbe richiesto una rappresentanza più vasta, indipendentemente da prese di posizione, secondo il deputato regionale. Ma se oggi ci si ritrova a discutere di un caso che avrebbe potuto e dovuto essere gestito molto tempo fa, per Nina Lo Presti, la responsabilità è da imputare all’ “Incapacità della classe politica a dirigere le decisioni della giusta direzione“.
La ex consigliera di Cambiamo Messina dal Basso tira in ballo anche la questione dei traffici illeciti che interessano il porto di Gioia Tauro: “Dobbiamo crearci anticorpi per cui non risenta il nostro territorio di questa situazione”, una situazione che si chiama ndrangheta e nel merito della quale torna anche il Presidente dopo le polemiche delle settimane scorse: “Non abbiamo il diritto di attaccare la ndrangheta perché siamo siciliani?”, sottolineando come proprio i siciliani che conoscono il mostro della malavita organizzata meglio di altri, possono capire e sostenere le ragioni della parte sana della società calabrese, solidarizzando con essa.
Piero Adamo scongiura ulteriori scippi alla città, confidando nella garanzia della presenza in giunta dell’assessore Carlo Vermiglio che “ci ha messo la faccia”, su questioni precise come il recupero della Zona Falcata, tema che notoriamente sta molto a cuore al consigliere di Fratelli d’Italia. “Sono venuti tutti i presidenti prima di lei a fare promesse”, tuona rivolgendosi a Crocetta, “ma lei ora ha accanto un messinese autorevolissimo che sta spendendo la sua credibilità per un serio progetto di ripresa”, afferma l’avvocato meloniano. Zona Falcata in merito alla quale il sindaco Renato Accorinti, che di lì a pochissimo avrebbe firmato il cosiddetto Patto per la Falce, ha sostenuto “Non abbiamo paura del cemento ma sarà la cubatura giusta. Un’offerta forte a croceristi e messinesi. Questa è la svolta economica della nostra città e di tutta la Sicilia”. Ma rispetto allo sposalizio con Gioia Tauro? Il primo cittadino rispolvera documenti del passato nei quali si sarebbe fatto portavoce di una difesa di Messina a prescindere da accorpamenti vari. Ma al centro del suo pensiero c’è sempre quell’autorità dello Stretto, quell’ideale ponte tra le due sponde che unisca le realtà dirimpettaie. “Come se si trattasse di un’unica città”, prosegue Fabrizio Sottile che chiede maggiori agevolazioni nei trasporti e i costi dei servizi utili a garantire la continuità territoriale, come già in altre realtà italiane. “Siamo tutti al suo fianco presidente, andremo a Roma insieme”, garantisce Elvira Amata.
Ma questa, prima ancora che la battaglia di Crocetta è o dovrebbe essere quella di tutti i messinesi perché, come ha osservato la new entry dell’Esecutivo Regionale, assessore Vermiglio: “Ci depredano sempre e di tutto. Uniamo le nostre forze e facciamo in modo che i nostri figli e i nostri nipoti possano restare in questa città”. Parole sacrosante, da persona per bene!