Il movimento Cambiamo Messina dal Basso interviene sugli ultimi movimenti in seno alle commissioni consiliari, difendendo la consigliera Ivana Risitano al centro di uno scontro interno in Decima Commissione, dove la maggioranza ha chiesto di dimettersi dopo il precedente abbandono del presidente PierLuigi Parisi e della vicaria Giovanna Crifò.
“Ci destano molta preoccupazione le dinamiche che si stanno verificando all’interno delle commissioni consiliari del comune di Messina – si legge in una nota del movimento – Una volta abbassatosi il polverone mediatico sollevato prima dal caso Gettonopoli, poi dalla repentina e paradossale trasmigrazione degli aficionados di Francantonio Genovese, quel che appare tangibile è un clima di solidale livore da parte di molti consiglieri verso chi ha denunciato e continua a denunciare le irregolarità e le inconcludenze di certe prassi ancora dure a morire.
Una di queste, per esempio, è la faziosità con cui possono essere condotti i lavori di una commissione ad opera di un presidente che strumentalizza il suo ufficio per perseguire obiettivi politici di parte e contravviene al dovere dell’imparzialità. Un’altra, invece, è la scelta deliberata di convocare le sedute senza la predisposizione di un ordine del giorno da comunicare preventivamente ai consiglieri, così come previsto dal Regolamento del Consiglio Comunale (art. 56 c. 7). La sistematica violazione di questa norma lede gravemente il principio della pubblicità e della trasparenza dei lavori della commissione, previsto espressamente dalla recente legge regionale n. 11 del 26 giugno 2015, in quanto un cittadino comune non ha alcuna possibilità di conoscere per tempo gli argomenti in discussione e di conseguenza non ha modo di partecipare alle sedute in cui potrebbe essere parte interessata. Soprattutto, però, tale violazione lede il generalissimo principio del buon andamento della pubblica amministrazione, fondato sui criteri di efficacia ed efficienza. Come può infatti lavorare proficuamente, o soltanto seriamente, una commissione che si riunisce senza neanche sapere di che cosa andrà a discutere? In una evenienza del genere, siamo sicuri che non mancheranno gli argomenti su cui improvvisare una conversazione né tanto meno le chiacchiere, ma è questa la funzione delle commissioni consiliari?
Insomma, l’impossibilità per i consiglieri stessi di studiare, informarsi, prepararsi sull’ordine del giorno rischia concretamente di trasformare le sedute in qualcosa di sterile e di molto simile ad una conversazione da bar, se quelle non costassero molto più di un caffè. Soltanto tenendo presente ciò, possiamo provare a comprendere il senso di quella illuminante rivelazione captata dalle intercettazioni: «A me di fare le commissioni non me ne fotte niente».
Se queste devono essere le commissioni, ha ragione quel consigliere.
In questi giorni, però, la nostra consigliera, Ivana Risitano, che, nella sua qualità di vicepresidente di commissione, ha più volte rilevato e denunciato questo genere di mancanze, è oggetto di una sorta di “mobbing politico” finalizzato alla sua eliminazione dalle commissioni in cui è risultata più fastidiosa, ovvero la VI e la X.
A tale unico scopo sembrano pertanto mirate le subitanee dimissioni dei due terzi dell’ufficio di presidenza e la mozione di sfiducia depositata ieri per la revoca dalla vicepresidenza di una delle due. Le generiche e pretestuose motivazioni della mozione, infatti, non possono che provocare un sorriso amaro: dato il mutamento delle “geografia politica dell’aula” va sacrificato il rappresentante di CMdB, ovvero uno di quelli che non sono stati coinvolti dai cambi di casacca. Oltre che ricordare ai consiglieri che la giurisprudenza amministrativa sancisce che la revoca degli incarichi dell’ufficio di presidenza deve avere motivazioni non di ordine politico (se così fosse, perché non sfiduciano contestualmente anche la Presidente del Consiglio, eletta con un gruppo di centro-sinistra e oggi transitata ad uno di centro-destra?), vogliamo chiudere la questione con le parole stesse della nostra consigliera: «Dal momento che qualcuno, tra le tante pressioni ricevute, ha anche usato l’argomento di un mio possibile “attaccamento alla poltrona”, faccio presente ai non addetti ai lavori ciò che tutti i consiglieri ben sanno: un presidente o un vicepresidente di commissione non ha nessun vantaggio economico, nessun privilegio nascosto, nessuna disponibilità finanziaria, ma è a servizio esclusivo del buon andamento dei lavori. Esattamente per queste ragioni, trovo auspicabile che finalmente anche gli uffici di presidenza di cui faccio parte sperimentino, da domani in poi, una gestione più equilibrata e collaborativa da parte dei membri che saranno eletti in surroga».”