Il Ministero si è pronunciato sulla vicenda Tomasello: nessuna modifica sul giudizio di abilitazione.
Questa è la storia di un docente universitario che copia un esame, di un ricorso, di un accertamento andato a segno e di una decisione del Ministero che di certo fa a botte con i concetti di merito e correttezza.
Protagonista della vicenda è il professore Dario Tomasello, docente di letteratura italiana contemporanea all’Università di Messina, stimato dai colleghi e decisamente amato dagli studenti. Nel febbraio del 2014, il docente “associato”, ha partecipato alla procedura nazionale per l’abilitazione al ruolo di ordinario. La commissione gli aveva concesso l’abilitazione, offrendogli così la possibilità di partecipare a futuri concorsi per ordinario.
In quell’occasione, il nome di Tomasello, già altisonante per via del padre che fino ad un attimo prima aveva ricoperto l’incarico di Magnifico Rettore proprio all’università di Messina, venne celebrato con tutti i santi crismi, applausi e pubblici riconoscimenti, per via dell’eccellenza del lavoro presentato e “l’originalità” dei testi prodotti. E così il docente fu abilitato. Ma uno dei candidati non ha digerito la faccenda, avendo analizzato per mesi e mesi il lavoro prodotto dal collega e, rinvenendo nello scritto di questi «non solo i pensieri ma le parole stesse di Amoroso -docente di entrambi-. C’erano pagine e pagine non ispirate ma riprese da questo o quel libro con il “copia incolla”. Senza virgolette e citazione dei testi originali», afferma il professor Giuseppe Fontanelli. Per i due, stesso percorso, stesse carriere,ma soprattutto stesso mentore, il professore Giuseppe Amoroso, considerato un luminare al livello internazionale.
All’allora collega di Tomasello apparve evidente che nell’esame vi fosse stato un chiaro plagio, ed accusò il concorrente vincitore di aver mutuato i lavori del comune Pigmalione.
Insomma i lavori prodotti, spesso, sarebbero stati solo un collage di materiale scopiazzato.
«Ho una produzione sterminata e, confesso, non mi ero proprio accorto del presunto “saccheggio”», disse dopo la denuncia Amoroso,come riportato oggi anche dal Corriere. «Ad aprirmi gli occhi è stato Fontanelli». Dal canto suo, l’accusato aveva annunciato il ricorso alle vie legali, ritenendo “infamanti” le affermazioni sul suo conto.
Dopo che la notizia dell’accusa di plagio venne fuori con tutte le conseguenze e il riverbero mediatico del caso, l’allora neorettore, Pietro Navarra, passò la palla al Ministero e alla Procura competente, ossia quella di Milano, poiché la città lombarda fu sede del famigerato concorso.
Stando a quanto riporta GianAntonio Stella, qualche giorno fa, il Rettore dell’Università di Messina avrebbe ricevuto una lettera del direttore generale del Miur Daniele Livon, all’interno della quale si chiarisce che il Ministero non intende necessario «dover modificare il giudizio di abilitazione già reso nei riguardi del prof. Tomasello», conclusione a cui si è giunti dopo aver visionato tutta la documentazione resa.
Ai posteri l’ardua sentenza.