Una miriade di detriti, alcuni operai intenti a sistemare la situazione: più o meno come provare a vuotare l’oceano con una noce, perché la condizione a Poggio dei Pini, dopo la frana di qualche giorno fa, è al limite dell’assurdo. Evacuate centinaia di abitazioni dopo il crollo di un muro di contenimento che ha cagionato lo scivolamento di terreno e persino balconi nel sottostante complesso San Michele e sulla strada, l’unica via d’accesso al comprensorio di edifici.
Come vi avevamo da subito raccontato, non c’è grande scalpore dietro quanto accaduto: quella di Poggio dei Pini è una storia iniziata male negli anni 80′ e proseguita anche peggio dei decenni successivi. Una di quelle vicende messinesi che fa rima con vergogna: mancanza di autorizzazioni, strade abusive, allacci mancanti, fallimenti di aziende costruttrici, famiglie costrette a comprare due volte gli stessi immobili dopo la perdita della titolarità a causa di contratti mai regolarizzati, o addirittura di lasciare il proprio appartamento (già pagato) versando un’ulteriore cifra corrispondente ad anni di occupazione come affittuari. Una storia che avrebbe del ridicolo se non fosse prima di tutto tragica. E le rimostranze e le lotte dei proprietari di quelle case non trovano il riscontro che sarebbe ovvio: una giustizia che non arriva mai.
Questa mattina, intorno alle 10.30 il cielo plumbeo incorniciava ritratto da “dopo terremoto”: ai piedi dell’edificio, degli uomini intenti a compiere operazioni di pulizia e rimozione di calcinacci, fango e detriti. “Ah quanti ni putissimu cuntari supra a sta storia”, dice ad alta voce uno degli operosi signori che ha notato la nostra presenza. “Putissi” ma non dice. Nessuna traccia di vigili del fuoco, geometri del Comune, protezione civile: nessuno a cui poter chiedere a che punto sono i lavori per la messa in sicurezza (viene amaramente da sorridere ad usare questa locuzione).
Le carte parlano già a sufficienza e la memoria storica non è arenata. Sappiamo cos’è successo, lo sa l’intera città, lo sa Palazzo Zanca e lo sa Palazzo Piacentini, come il Genio Civile e chi più ne ha più ne metta. Gli unici a non sapere (che ne sarà) sono gli abitanti e i proprietari delle case a Poggio dei Pini e i tanti che, come loro, vivono su terreni friabili – perché questo sono -, sabbiosi, inidonei ad ospitare edifici: non sanno quando e se mai potranno vivere una vita normale, godere normalmente di una casa normale pagata in modo anormale, se smetteranno un bel giorno di dover tenere pronte le valige in caso di un altro sgombero (già tre fino ad oggi), se qualcuno renderà mai loro la giustizia che reclamano.
L’unica certezza che hanno è che tutto il denaro speso, la salute persa dietro un’Odissea come questa, non glieli restituirà nessuno.
Eleonora Urzì Mondo ( @eleonoraurzi )
Servizio Fotografico di Francesco Algeri (@fralgeri)