“Le condizioni del mercato Zaera sono al limite del vergognoso. È inaccettabile andare avanti con le promesse e lasciare l’area in questione in condizioni di degrado e di abbandono sempre in aumento”, così la capogruppo del Nuovo Centrodestra, Daniela Faranda, sulla situazione in cui versa il mercato cittadino.
“Gli operatori del settore vivono un disagio macroscopico. A prescindere dai rischi che l’utenza corre per via del degrado strutturale di un mercato che, letteralmente, cade a pezzi, ci sono da considerare le problematiche abnormi dei lavoratori che, a causa della fatiscenza dell’area e delle condizioni igienico sanitarie da terzo mondo, hanno subito una diminuzione numerica importante, passando dalle 101 unità del “San Paolino” alle attuali 47 proprio per colpa delle carenze strutturali frutto di una provvisorietà che va avanti da oltre un anno. I danni economici che i lavoratori stanno subendo è tremenda e non la si può ignorare, specie in un momento storico di tale drammaticità. Ringrazio Pippo Capurro per aver segnalato lo stato di agitazione degli esercenti del mercato Zaera, i quali hanno sin qui pazientemente atteso risposte dalla politica la quale ha, sino ad oggi, fornito solo promesse fumose”, continua la consigliera Ncd che ha inviato quest’oggi una nota urgente chiedendo al signor Prefetto al Signor Questore ed al Sindaco, di convocare in tempi brevi un tavolo tecnico per risolvere una situazione che va avanti da troppo tempo.
“I lavoratori di Zaera, il cui valore è anche storico, si sentono presi in giro e sono stremati dall’attesa alienante. Aspettano da tempo immemore si operi la ristrutturazione del mercato perché si possa tornare ad una situazione di normalità ed è precipuo dovere di chi regge la città di fornire soluzioni e non semplici spot seguiti puntualmente dal nulla assoluto. Si chiamano prese in giro e non sono ammissibili. I mercati cittadini sono non soltanto una risorsa fondamentale ma anche e soprattutto un bene per il commercio locale che andrebbe valorizzato nell’interesse dell’intera collettività “, conclude.