di Saro Visicaro – Dal 1994 << un’Autorità >> decide, in nome e per conto di tutti noi, cosa fare della parte più bella e più preziosa di Messina. E’ un ibrido istituzionale se vogliamo essere onesti. Lo Stato e la Regione infatti “affidano” la gestione demaniale dei Porti ad un ente governato da soggetti privati.
Società di navigazione e simili, con la copresenza dei sindaci, concedono così l’uso dei porti, gestiscono gli scali, realizzano opere pubbliche e bandiscono gare per svariati milioni di euro.
Nella città con il più bel porto della Sicilia, e non solo, dopo ventidue anni di presenza di questa sorta di << Autorità >> i cavalieri del mare sono riusciti a non fare approvare e rendere operativo uno straccio di Piano Regolatore del Porto.
Per potere “navigare” così in libertà e in assoluta deregulation. Un’ operazione quest’ultima, che significa cessazione di controlli a tutti i livelli, eliminazione delle regole e/o delle restrizioni normative, per la più assoluta facilitazione dell’azione di chi di fatto detiene il monopolio dei trasporti e della nautica.
In tutta questa storia anche un suicidio ha arricchito la cronaca. Si tratta dell’autore dello studio che ha portato alla stesura del Piano Regolatore mai approvato. Il docente universitario Elio Fanara, “fondatore” del CUST (Centro universitario di Studi sui Trasporti), invischiato in una vicenda giudiziaria troppo velocemente dimenticata.
Se un quarto di secolo non è stato sufficiente a fare approvare uno straccio di Piano Regolatore del Porto qualche ragione dovrà pure esserci. E se gli amministratori pubblici e il ceto politico abbiano sempre fatto finta di non sapere un motivo ci sarà.
Intanto però la Rada S. Francesco è sempre rimasta saldamente nelle mani del gruppo Franza – Matacena & C., il porto storico si è andato dissolvendo nelle sue funzioni naturali, altri porti, approdi e banchine sono nati (Norimberga, Nettuno, Tremestieri ), così come lo scalo crocieristico e il mega appalto della banchine.
Così come la vergogna della ex cittadella fieristica di viale Libertà con annesso Teatro che sarà demolito, ampliato e ricostruito (in variante e senza un disegno organico che riguardi la stessa area).
Insomma una illegalità dopo l’altra.
In questo scenario qualcuno, con grande semplicità organizza adesso una manifestazione che ha come titolo: “Il mare negato”. Qualche altro invece chiede la “bonifica della zona Falcata”…per il rilancio dell’Area già in mano ai cavalieri del mare.
Beh, qualcuno che istituzionalmente dovrebbe (avrebbe dovuto già da tempo) intervenire c’è. Ovvero l’amministrazione comunale di questa città che è infatti il soggetto formalmente preposto al governo e alla gestione del Territorio.
Non agire, o non avere agito, nello stesso ambito del Comitato Portuale può significare solo due cose: complicità con il passato o sconnessione delle aree cerebrali.