La corsa di Sole a Catinelle, il precedente film del Checco nazionale, si fermò a circa 52 milioni di euro. E già allora fu un record, un fenomeno fino a questo momento irripetibile.
Oggi il nuovo film di Zalone, Quo Vado?, è a quota 50 milioni di euro di box office in soli 10 giorni di programmazione. Troppo facile prevedere che a fine corsa ci troveremo di fronte a numeri da record (arriverà facile a 70 milioni, e non escludo che questa cifra sia fin troppo prudente).
E’ un fenomeno che va oltre le discussioni da bar che si leggono o si sentono a vari livelli: tra haters, snob radical-chic, fan della prima e dell’ultima ora, le opinioni sul film e sul comico pugliese sono diversissime: è il segno dell’Apocalisse! Povera Italia! E’ un genio! Erede della commedia all’italiana!
Credo che non sia questa la sede per studiare un fenomeno così vasto, che muove, caso rarissimo, un’enorme massa di popolazione e fa in modo che le sale (finalmente!) siano di nuovo piene e rispolverino la formula che spesso è messa da parte a prender polvere: sold out! Posti esauriti! E credo anche che, in fondo, capire il perché non sia così importante.
Il film fa ridere? Lo dico senza pregiudizi di sorta: sì, fa ridere. Fa tanto ridere da giustificare questo incasso? Non credo, ma la domanda giusta sarebbe: ci sono altre commedie che divertono così tanto in Italia? No, di certo no.
E allora ben venga Quo Vado.
Ben venga, perché magari coloro che scriveranno i prossimi film comici da proporci in sala si convinceranno che è meglio che un film comico faccia ridere (no, gli scorreggi non contano come battuta comica); ben venga, perché qualunque sia il motivo, che la gente frequenti il Cinema, anche se solo per un breve periodo, non può che essere una buona notizia; ben venga, perché grazie ai soldi che stanno fluendo nelle tasche di tutti coloro coinvolti in questa operazione commerciale, si potranno fare un po’ più tranquillamente operazioni diverse, meno popolari, più di nicchia.
L’unica nota polemica che mi sento di sottolineare è il silenzio assordante di coloro che ogni volta che un film d’autore incassa pochissimo, o ogni volta che una sala chiude si stracciano le vesti. Ecco, chi si indigna quando succedono queste cose, adesso forse dovrebbe ringraziare Checco Zalone. A prescindere di come la si pensi, a prescindere dal gusto personale, chi ama il Cinema deve essere contento di questo fenomeno.
E le analisi antropologiche le lasciamo volentieri a chi fa questo mestiere.
(U.P.)