Un nosocomio che sembra inequivocabilmente il centro nevralgico di un giro di interessi e disinteresse: l’Ospedale Piemonte.
Oggi a Palermo si torna a parlare della struttura sanitaria e, in questi istanti, i parlamentari messinesi si stanno confrontando, nello studio del Presidente dell’Ars, per trovare il punto d’incontro e fare fronte comune. Giovanni Ardizzone ha chiesto ai colleghi e all’assessore Baldo Gucciardi un faccia a faccia per mettere un punto alla faccenda del salvataggio del Piemonte che, in ottobre, pareva obiettivo raggiunto grazie all’approvazione da parte del Parlamento Regionale della cosiddetta legge 24 con la quale si stabiliva il passaggio dell’Ospedale all’IRCCS Bonino Pulejo.
Da allora sono trascorsi i tre mesi (che scadranno tra qualche giorno) entro i quali il decreto attuativo avrebbe dovuto essere firmato da Gucciardi ma che, ad ora, non si è visto. Il nodo della questione sta nell’emendamento firmato dai deputati Santi Formica e Bernadette Grasso che ha, letteralmente, spaccato l’Aula; oggetto del contendere è una modifica al testo di legge con cui, di fatto, si trasferiscono i beni del nosocomio all’IRCCS.
“E’ un’operazione completamente immobiliare”, così la pentastellata Valentina Zarafana ha spiegato la ragione del voto contrario, il 30 dicembre scorso, del suo gruppo che non voleva “rendersi complice”.
Le parole pronunciate dalla deputata del 5 Stelle in occasione della conferenza stampa tenutasi nella Sala Ovale di Palazzo Zanca qualche giorno addietro, sono state ferme: “i deputati stanno facendo solo terrorismo psicologico”, poiché la norma votata in autunno imporrebbe di per sé di garantire i migliori livelli di operatività del pronto soccorso e dei reparti ad esso collegati, a suo dire. L’onorevole Zarafarana sostiene che la chiusura eventuale del Piemonte non sia appesa al decreto attuativo. Dunque la fretta dei colleghi dell’Ars risiederebbe in altre urgenze: “In nessun modo questa legge salva l’ospedale Piemonte. Piuttosto salva l’Irccs”, a cui andrebbero destinati i beni immobiliari dell’ospedale di Viale Europa e che, va ricordato, non è una struttura pubblica non essendo iscritta nell’elenco del servizio sanitario regionale. Un emendamento, quello di Formica, che “consente un’espropriazione dei locali del Piemonte senza indennizzo” ha affermato la portavoce grillina.
“Paradossalmente tra qualche anno potremmo trovare al posto del Piemonte un centro commerciale o appartamenti di qualsiasi tipo; non ci sono le tutele legislative necessarie per scongiurare questo pericolo”.
Un timore che sembrerebbe condiviso anche dal presidente del comitato “Salvare l’ospedale Piemonte”, Marcello Minasi. Chi non trema all’idea che non ritiene affatto plausibile è il presidente dell’Udc, Gianpiero D’Alia: “abbiamo il dovere di credere che ’impegno della deputazione e dell’assessore è volto a salvare un ospedale e non un immobile”. Sempre l’ex ministro messinese, sulla questione, ha scritto nel suo wall: “Il tema della proprietà del nosocomio non è meramente tecnico, come alcuni parlamentari regionali in mala fede vogliono fare intendere, ma è politico nel senso più importante della parola. Alla nostra città bisogna dire la verità senza continuare a raccontare bugie: se, come concordato, si vuole trasformare il Piemonte nella cittadella della Salute, implementando i servizi sanitari della città e valorizzando il ruolo del nostro ospedale storico o se viceversa si ritiene che l’ospedale vada definitivamente chiuso e trasformato in una struttura sanitaria specialistica di riabilitazione, sicuramente importante ma con scopi diversi e limitati”.
Da par loro, in una nota congiunta, i deputati Beppe Picciolo e Santi Formica ieri hanno espresso senza mezzi termini la difesa a spadatratta dell’Ospedale “anche senza muri di proprietà”. I due parlamentari si sono detti “pronti a votare purché Messina mantenga il suo pronto soccorso e il suo centro d’eccellenza. Il resto è sterile chiacchiericcio”. Il traguardo sarebbe dunque ancora fermo all’orizzonte, chiaro e raggiungibile: la realizzazione della cittadella della salute prevista dalla legge 24 con tanto di pronto soccorso generale, servizi territoriali e polo riabilitativo.
Solo non si capisce perché l’assessore Baldo Gucciardi non risulta essersi ancora accordato in tal senso con “il direttore generale dell’Asp Sirna e il rettore Navarra che hanno dato piena disponibilità per concretizzare quanto previsto dalla legge 24”, per usare le parole di D’Alia che ha esortato pubblicamente il membro dell’Esecutivo regionale ad attivarsi in tal senso.