Aziende, terreni, fabbricati, veicoli e rapporti finanziari per un valore complessivo di circa 27 milioni di euro: questo il patrimonio sequestrato all’imprenditore Salvatore SANTALUCIA di anni 61, di Roccella Valdemone, operante nel settore del movimento terra e della produzione del calcestruzzo.
Il sequestro è stato eseguito dal personale della D.I.A. di Messina, supportato da quello del Centro Operativo di Catania, a seguito di un decreto emesso dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione – su proposta del Direttore della D.I.A., Nunzio Antonio FERLA.
Ritenuto dagli inquirenti anello di congiunzione tra la mafia messinese della provincia e quella catanese, “Turi Piu”, soprannome con il quale Santalucia era conosciuto negli ambienti criminali, ha iniziato da semplice allevatore di bestiame, fino a divenire re degli appalti pubblici nella zona di Roccella Valdemone.
A delineare il ruolo dell’imprenditore anche il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano che aveva parlato di come i rapporti tra Santalucia ed i Santapaola avvenissero attraverso il clan Brunetto, attivissimo nel versante ionico della provincia catanese.
Dalle indagini è inoltre emerso come le attività imprenditoriali di Santalucia avessero registrato, negli anni tra il 2003 ed il 2010, un’anomala crescita esponenziale, soprattutto grazie alla partnership con la società Eolo Costruzioni Srl del noto gruppo Nicastri, leader in Sicilia delle opere dei parchi eolici. E proprio a Vito Nicastri, imprenditore di Alcamo, la Dia di Messina e di Palermo aveva già sequestrato un colossale impero per oltre 1,5 miliardi di euro. Lui stesso, Vito Nicastri, era considerato un soggetto vicinissimo al superlatitante Matteo Messina Denaro.