di Saro Visicaro – Di questi periodi è molto difficile sfuggire allo sfruttamento che viene fatto del corpo e della stessa dignità delle persone disabili. Il clima natalizio è quello propizio. La bontà, il più delle volte ipocrita, viaggia a vagoni. Persino un certo ceto imprenditoriale, quotidianamente cinico e vorace, spende la propria immagine per regalare parvenze di umanità. Quindi cosa c’è di meglio se non organizzare incontri, spettacoli, veglioni gran galà e tombolate? E’ difficile come cittadini, ed è altrettanto complicato come genitori o tutori di figli portatori di handicap, smontare certi comportamenti e certe scelte che alla fine consolidano discriminazioni e sfruttamento. Attraverso certe attività di raccolta fondi o di presunta rappresentazione artistica si deforma la disabilità e la dignità della persona disabile. La vita dei singoli e delle loro famiglie viene inesorabilmente schiacciata da una attività che si vende sotto forma di integrazione se non addirittura di riabilitazione e cura.
Un meccanismo diabolico e perverso offre alla società, consapevolmente o meno, dei corpi e dei volti che testimoniano certamente la disabilità (rinominata non a caso diversità) ma che non serve a scalfire le condizioni spesso di segregazione, di parziale abbandono, di vittime del pregiudizio da parte di migliaia di ragazzi o adulti disabili.
In una società e tra istituzioni che non riescono a recepire partecipazione, coinvolgimento, ascolto che senso possono avere certe improvvisate rappresentazioni? Bisognerà, bisognerebbe che le istituzioni facessero diventare prassi lo slogan “ Nulla su di noi ( disabili ) senza di noi (disabili)”.
Si dovrebbero avviare indispensabili e compiute politiche inclusive delle persone disabili. Bisognerebbe dare sostegni alle famiglie, sviluppare autonomie personali, vite indipendenti, scuole adeguate e revisione degli stessi criteri di valutazione della disabilità.
Oggi la spesa media annua del Comune, a favore di ogni disabile, è inferire a 400 euro. Non esistono condizioni idonee per la crescita e la vita quotidiana. Una moltitudine di aventi diritto non fruiscono di indennità di accompagnamento o la percepiscono con grave ritardo. Moltissimi sono quelli costretti a vivere presso istituti o in Rsa. A loro viene impedito di scegliere mentre mancano sostegni, opportunità e supporti di ogni genere. I servizi a domicilio sono pressoché sconosciuti all’ 85% delle famiglie con persone disabili. Non esiste una vera mappa dei bisogni. Una differenziazione che attraverso il reddito, la gravità e la urgenza possa garantire un diritto ad ognuno e a tutti. Tra le stesse associazioni e le istituzioni esistono enormità di rapporti e di privilegi che favoriscono alcuni e ne discriminano altre. Con il mondo della cooperazione e del Terzo settore in particolare il confronto è maledettamente opaco. Il dipartimento comunale alle politiche sociali rappresenta poi il vero e mostruoso ostacolo ad un vero cambiamento. Però è Natale. I veglioni incombono e la misericordia renderà tutto migliore. Buon divertimento.