La sede. La sede non c’è più. “Siamo stati declassati”. Un ex assessore accusa la “politica messinese” per questo furto. Come sempre la realtà non è come sembra. Almeno in Sicilia. Stiamo scrivendo della quasi decisione del governo Renzi di riorganizzare il sistema dei trasporti riducendo le sedi di Autorità Portuale.
Una razionalizzazione obbligata che segue il disegno europeo delle Reti prioritarie ( entro il 2030 ) e secondarie ( entro il 2050) tracciate nel vecchio Continente. Sapete quando è partito questo programma? La prima proposta nasce nell’ottobre del 2011 con la indicazione di 11 porti: Genova, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia, Trieste e Gioia Tauro.
A dicembre 2011 viene poi aggiunto il porto di Palermo escluso “per errore tecnico”. Nell’ottobre del 2013, attraverso un nuovo iter, vengono inseriti nella Rete prioritaria TenT anche i porti di Cagliari e di Augusta. Scelta sostenuta con forza dall’eurodeputato sardo Giommaria Uggias, eletto con Di Pietro, e agevolata dal commissario europeo ai trasporti Siim Kallass.
Dov’erano allora i tromboni che oggi piangono, si disperano e sembrano delusi dalla scelta del governo? Cosa avrebbe dovuto fare il governo oggi se già i nodi “core” italiani erano stati decisi nel 2013?
Mentre oggi si sprecano dichiarazioni e accuse fino a ieri si parlava di accorpamento con il porto di Gioia Tauro quando tutti avrebbero dovuto sapere che lo scalo calabrese era già nella lista della prima ora mentre del porto di Messina non ne parlava nessuno a livello nazionale.
Il furto non c’è stato perché mancava proprio l’oggetto del furto. Ovvero il porto della nostra città, così come quello di Catania, non rientravano affatto nella Rete primaria. Giusto? Sbagliato? Tutto opinabile, ma è la politica che rende possibile anche l’impossibile.
Nello schema del 2011 già erano state prese decisioni assurde. Per esempio alla Puglia si concedevano due porti (Taranto e Bari ) mentre si escludeva Civitavecchia molto più importante. Ma a Messina o in Sicilia non potevano avviare certo nessuna battaglia seria e autorevole per un riconoscimento e un reinserimento.
Un’ Autorità Portuale che era governata da un certo Lo Bosco pensava certamente a ben altro. Veniva, per esempio, distrutto l’Ente Fiera dopo una lunga e ignobile lotta per il canone; oppure si appaltavano le banchine del Porto a una ditta poi coinvolta in una inchiesta di corruzione.
Si continuava a lasciare in vita la Rada S. Francesco concedendola sempre alla sessa società; si rafforzava il molo Norimberga lasciando invece insabbiare il porto di Tremestieri. Si sprecavano risorse affittando una sede di proprietà del deputato Francantonio Genovese. E tanto altro.
Perché difendere quest’Autorità portuale allora? Perché dire che i messinesi sono stati umiliati dalla scelta di Augusta? Noi siamo stati umiliati dal 1994 da una gestione assurda di un’Autorità Portuale che si è impossessata della parte migliore del territorio messinese come se fosse una proprietà privata e non un bene pubblico.
E’ questa la vera e unica cocente umiliazione. La politica, locale e regionale, dovrebbe cominciare da questo nodo. Ma, in questa città, tutto rimane come sempre. Solo pietre nel pozzo. (Saro Visicaro)